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Uccide il figlio di 7 anni: scontro Procura-Tribunale sulla pericolosità di Paitoni, Cartabia chiede accertamenti

Pubblicato: 05/01/2022 11:49

Davide Paitoni, il 40enne accusato di aver ucciso il figlio di 7 anni a Morazzone (Varese) e del tentato omicidio della moglie, resta in carcere come disposto dal gip all’esito dell’interrogatorio di garanzia in cui si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. L’uomo, già denunciato per maltrattamenti e ai domiciliari con l’accusa di tentato omicidio ai danni di un collega, era stato comunque autorizzato dal giudice a vedere il piccolo che poi avrebbe assassinato nella sua abitazione a Capodanno. Dopo l’accaduto, si sarebbe innescato uno scontro tra Procura e Tribunale. La prima sosterrebbe di aver segnalato la pericolosità sociale del 40enne nella richiesta della misura cautelare disposta poi a suo carico, e ora il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, vorrebbe vederci chiaro e avrebbe chiesto accertamenti sulla gestione del caso.

Uccide il figlio a Morazzone, il gip aveva autorizzato Davide Paitoni a vederlo

Secondo l’accusa, Paitoni avrebbe ucciso il figlio di 7 anni, il 1° gennaio, e avrebbe tentato di fare altrettanto con la moglie. Stando alle informazioni riportate dall’Ansa, era stato autorizzato dal Gip a vedere il bimbo nonostante si trovasse ai domiciliari con l’accusa di tentato omicidio ai danni di un collega di lavoro che avrebbe accoltellato il 26 novembre scorso. A confermarlo all’agenzia di stampa, il presidente del Tribunale di Varese, Cesare Tacconi.

Ma non è tutto. Sulla posizione del 40enne penderebbero anche 2 denunce per maltrattamenti presentate dalla moglie, trasferitasi a casa dei genitori a Gazzada Schianno, nella stessa provincia. Un caso per cui, in Procura a Varese, risulterebbe attivato un “codice rosso di cui al momento non si conoscerebbe l’esito.

Il giudice per le indagini preliminari, pur convalidando la misura cautelare dei domiciliari richiesta dal pm, gli avrebbe concesso di avvicinarsi al bambino. Sul punto, Tacconi avrebbe precisato quanto segue all’Ansa: “L’ordinanza per i domiciliari è stata firmata il 29 novembre, avvallando la misura richiesta dal magistrato che l’ha motivata con il pericolo di inquinamento probatorio, non con la pericolosità sociale, e il giudice non può aggravare la richiesta del pm“. Parole che seguono all’interrogativo che, negli ultimi giorni, ha aggredito le cronache: com’è stato possibile consentire gli incontri tra padre e figlio alla luce di un simile contesto?

Cartabia chiede accertamenti sulla gestione del caso Paitoni tra Procura e Tribunale

In un comunicato, riportato da TgCom24, la Procura di Varese avrebbe invece dichiarato di aver “contestato a Davide Paitoni la pericolosità sociale quando ha chiesto che fosse messo ai domiciliari, dopo che il 26 novembre venne arrestato con l’accusa di tentato omicidio nei confronti di un collega di lavoro. Inoltre erano note al gip le denunce per maltrattamenti presentate dalla moglie e dal padre di lei“.

In merito alle denunce della moglie e all’attivazione del codice rosso, dall’altra parte, riferisce RaiNews, Tacconi avrebbe precisato come “non vi sia in Tribunale alcuna pendenza a carico dell’uomo, quindi se le denunce ci sono, sono ancora in Procura. Resta quindi tutto da chiarire su cosa sia successo tra le maglie della giustizia.

A margine delle dichiarazioni emerse sulla gestione del caso tra Procura e Tribunale, nelle ultime ore la Guardasigilli, Marta Cartabia, avrebbe chiesto all’ispettorato di condurre con urgenza “necessari accertamenti preliminari” per chiarire tutti i contorni della vicenda.

Davide Paitoni in silenzio davanti al gip

Poche ore fa, per Davide Paitoni è scattata la convalida dell’arresto da parte del gip che ne ha disposto la custodia cautelare in carcere. L’uomo sarebbe rimasto in silenzio davanti al giudice, avvalendosi della facoltà di non rispondere: “Non era in condizioni di sostenere l’interrogatorio“, ha dichiarato all’Ansa il suo avvocato, Stefano Bruno.

Le accuse contestate al 40enne sono omicidio con le aggravanti di premeditazione e crudeltà e tentato omicidio. Il pubblico ministero Luca Petrucci contesterebbe anche l’aver agito “per motivi abbietti” quali la presunta ritorsione contro la moglie che lo aveva denunciato.