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Erdogan sente Putin e chiede un cessate il fuoco: aumenta la pressione sulla Turchia per la guerra in Ucraina

Pubblicato: 06/03/2022 16:33

Mentre continua a divampare la sanguinosa guerra in Ucraina, arrivata all’undicesimo giorno di invasione da parte delle forze russe, il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan telefona a Putin per sollecitare una de-escalation. La Turchia è sempre più sotto pressione per quanto sta accadendo, sia per il coinvolgimento con la Russia in altri conflitti in Medio Oriente, sia per i legami economici con Mosca e con Kiev, importanti partner commerciali. Ankara inoltre si trova in una precaria posizione come membro della NATO, a cui è allineata nella condanna dell’invasione ma di cui non ha condiviso le sanzioni contro la Russia. Erdogan torna a chiedere il negoziato tra le parti, offrendosi come mediatore della crisi.

Erdogan telefona a Putin: “Cessate il fuoco per cercare una soluzione politica”

Il presidente turco Erdogan ha sentito in una telefonata l’omologo russo Vladimir Putin, rilanciando il messaggio dell’urgenza di arrivare a un cessate il fuoco per garantire una risoluzione pacifica del conflitto. Come riporta la CNN, Erdogan avrebbe detto che “un urgente, generale cessate il fuoco non solo allenterebbe le preoccupazioni umanitarie nella regione, ma darebbe anche un’opportunità per cercare una soluzione politica“.

A Putin avrebbe chiesto di “lastricare la strada per la pace insieme” e che la Turchia è “pronta a dare ogni tipo di contributo affinché il problema ucraino sia risolto il prima possibile tramite mezzi pacifici“. Un ramoscello d’ulivo che Putin non sembra aver colto, dato che secondo The Guardian avrebbe dichiarato che i negoziatori ucraini, con cui è previsto un nuovo faccia a faccia lunedì, dovrebbero avere un approccio più “costruttivo“, prendendo atto con realismo della situazione sul terreno.

Le mosse di Erdogan dopo l’invasione russa dell’Ucraina

La telefonata arriva a margine degli sforzi diplomatici intrapresi da Ankara per arrivare a una rapida risoluzione della crisi dall’inizio del conflitto. Più volte Erdogan si è proposto come mediatore, mantenendo una linea aperta con entrambi le parti: Zelensky il 4 marzo ha informato che continua ad avere “contatti regolari” con il Sultano, che ha poi ringraziato per il supporto.

Il premier ucraino aveva inoltre chiesto alla Turchia di sbarrare l’accesso agli stretti del Bosforo e dei Dardanelli alle navi russe. Una richiesta che Erdogan ha potuto accogliere, dato che la Convenzione di Montreux del 1936 dà facoltà alla Turchia di negare l’accesso al Mar Nero a navi militari in tempo di guerra che non siano registrate presso porti o basi militari coinvolti nel conflitto.

L’equilibrismo della Turchia tra NATO e Russia

Ankara non ha mancato però di criticare le rappresaglie dell’Occidente contro la Russia, definendo le sanzioni imposte contro Mosca inutili al fine di far cessare il conflitto. La Turchia è uno dei pochi Paesi che non ha chiuso lo spazio aereo alla Russia, rimanendo infatti una delle destinazioni verso cui i russi stanno tentando la fuga tramite voli.

Allo stesso tempo, Erdogan ha assicurato il più stretto “coordinamento” con gli Stati Uniti nella crisi. Durante un incontro tra il viceministro degli Esteri turco Sedat Onal e la controparte statunitense Wendy Sherman, il primo ha confermato il pieno “supporto alla sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina“. Un equilibrismo che Erdogan fa sempre più difficoltà a mantenere, per cui una soluzione è più urgente che mai per gli interessi della Turchia.