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Liliana Resinovich: la possibile svolta in un’impronta trovata su uno dei sacchi che contenevano il corpo

Pubblicato: 08/04/2022 10:46

Un’impronta potrebbe segnare la svolta nel giallo di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa a dicembre a Trieste e trovata senza vita il 5 gennaio scorso nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni. La singolare condizione del corpo, testa infilata in due buste chiuse con un cordino intorno al collo e sacchi neri a contenere le gambe, ha tenuto sul tavolo degli inquirenti anche l’ipotesi di un omicidio, oltre quella di un suicidio (a cui i familiari, a partire dal marito, Sebastiano Visintin, non credono).

Liliana Resinovich: un’impronta trovata su uno dei sacchi

Liliana Resinovich è stata trovata cadavere il 5 gennaio scorso e ancora oggi, a distanza di 3 mesi, sul piatto delle indagini si alternano elementi che potrebbero supportare la tesi omicidiaria o quella di un suicidio. Quest’ultimo scenario non convince il marito della donna, certo che non possa essersi tolta la vita.

La domanda centrale del giallo è soltanto una: è stata uccisa? Da settimane gli inquirenti lavorano per dare una risposta, anche all’esito del ritrovamento di un Dna parziale maschile sul cordino che stringeva. il collo della donna a chiudere la sua testa in due buste di plastica.

Ora, riferisce Chi l’ha visto?, al mosaico investigativo si aggiungerebbe un altro elemento di grande interesse: un’impronta isolata su uno dei sacchi neri che avvolgevano il cadavere della 63enne. Questo dato, insieme a quelli che saranno i risultati delle analisi sulle scarpe della donna, potrebbe portare a capire se qualcuno ha portato il corpo nel parco dove è stato ritrovato quasi un mese dopo la scomparsa. Certo è che, hanno dimostrato gli esami tossicologici, Liliana Resinovich non ha assunto sostanze capaci di determinarne lo stordimento o il decesso.

Caso Liliana Resinovich, il giallo delle chiavi di casa

Il corpo di Liliana Resinovich – scomparsa dalla sua casa di Trieste 11 giorni prima di Natale e scoperta senza vita nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, il 5 gennaio scorso – presentava una condizione molto particolare, sebbene non unica tra i casi di suicidio, se si pensa allo scenario di un gesto estremo di natura anticonservativa. La donna sarebbe stata trovata con la testa infilata in due buste di plastica chiuse con un cordino al collo, le gambe infilate in alcuni sacchi neri. Su uno di questi ultimi si troverebbe l’impronta che sarebbe attualmente al vaglio degli inquirenti.

Al momento è emerso che sui sacchi e sulla salma risulterebbero assenti tracce tali da far ipotizzare che il corpo si sia trovato per settimane in quel luogo prima del ritrovamento. Tra le ipotesi, non sarebbe esclusa quella che il corpo sia stato nascosto al chiuso prima di essere trasportato nel parco di San Giovanni. E c’è un giallo nel giallo nel caso Resinovich: le chiavi di casa della donna, che avrebbe sempre usato e portato con sé nei suoi spostamenti, non sono state ancora ritrovate.