Una telefonata al 112 per confessare un orrore che ha sconvolto il quartiere di Primavalle, a Roma: “Venite, ho ucciso mia madre, è nell’armadio”.
Queste le parole che un uomo di 60 anni, Massimo Barberio, avrebbe pronunciato per allertare le forze dell’ordine dopo aver commesso un delitto dai contorni ancora tutti da chiarire. La vittima, un’anziana di 88 anni, sarebbe stata assassinata 10 giorni prima nell’abitazione che condivideva da sempre con il suo unico figlio, oggi accusato di omicidio. Il 59enne sarebbe crollato perché il cattivo odore proveniente dall’appartamento sarebbe stato ormai insopportabile. Inutili le “cautele” che avrebbe adottato per occultare il corpo, chiuso in un sacco e nascosto nel mobile in camera da letto dove i carabinieri lo avrebbero trovato, in avanzato stato di decomposizione, il 30 settembre scorso.
Omicidio a Primavalle, il racconto horror
“Erano le cinque del mattino, mia madre si è alzata, è andata in cucina a preparare il caffè, io ero in dormiveglia, ho sentito che stava là, le ho dato il buongiorno. Ho visto che c’era il coltello e sono partito. Non c’è un motivo per cui l’ho fatto quel giorno. Ho visto il coltello sul bordo del lavabo, lei si è voltata per fare il caffè e io, da dietro, l’ho colpita tre volte, sul lato destro. Lei si è accasciata, aveva gli occhi aperti ed io glieli ho chiusi. Poi sono rimasto lì per un attimo, non sapevo cosa fare, ho cercato di dare una pulita, ho preso i sacchi e utilizzando un tappeto come base l’ho messa dentro un armadio nella sua camera. I giorni trascorsi dopo il fatto sono stati difficili”. E’ il racconto horror, riportato oggi da Repubblica, di Barberio.
L’uomo in un interrogatorio fiume il 30 settembre ha raccontato — ai carabinieri della stazione di Montespaccato, della compagnia Trastevere, al pm Maria Gabriella Fazi e al suo avvocato Giancarlo Rizzo — come undici giorni prima ha ucciso la madre.
«Lei aveva solo me. L’ultima volta che ho visto mio padre era alla fine degli anni Settanta. Erano separati», aggiunge Barberio.

Omicidio Primavalle, il movente economico
Ma perché l’ha uccisa? gli domandano i carabinieri, scrive il quotidiano. “Percepiva una pensione di 700 euro e avevamo accumulato un debito da 2mila euro. Cercavo di sistemare la situazione economica ma era diventata insostenibile e difficilmente risolvibile. Quindi l’ho uccisa perché lei non sapeva nulla e non volevo che lo sapesse”.
Un movente che non convince gli inquirenti. Ma questo è ciò che ha detto l’uomo. Il femminicidio, ha proseguito Barberio, “è avvenuto il 19 settembre, in cucina, poi l’ho messa in due sacchi neri, l’ho portata nella sua camera da letto e l’ho messa nell’armadio. L’ho adagiata su un tappeto. Dopo due, tre giorni sono cominciati gli odori e quindi, poi ho messo prima la plastica bianca, quella che si usa per riparare. Ho sigillato sia l’armadio che la porta della camera, ho messo tre strati, prima la plastica bianca e poi quella nera, sia sulla porta che sull’armadio, poi ho utilizzato anche del cemento. Il materiale utilizzato l’avevo a casa”, scrive Repubblica.
Barberio durante l’interrogatorio piange. Poi prosegue il suo racconto di fronte al pm Fazi. “Non so manco io perché ho compiuto questo gesto. Ripeto, non so manco io perché l’ho fatto, sono consapevole di non aver risolto nulla. In questi giorni, mi alzavo, uscivo, poi rientravo, ma ad un certo punto ho pensato che non avesse senso tenerla rinchiusa lì. Allora ho deciso di chiamare i carabinieri per farla finita, non aveva senso proseguire”.
Omicidio Primavalle, il figlio: “Sono dispiaciuto per mia madre”
Infine la paura per i lunghi anni di carcere che dovrà scontare: “So quello che mi aspetta e sono preoccupato per la galera ma ne sono consapevole. Piango perché sono consapevole di quello che ho fatto e so di meritare la punizione. Sono dispiaciuto per mia madre”. “Siamo in attesa della convalida da parte del gip stiamo valutando la possibilità di fare accertamenti psichiatrici”, spiega il penalista Rizzo a Repubblica.