
Il governo, alla ricerca spasmodica di risorse utili per far quadrare i conti nella legge di Bilancio, ha deciso di aumentare le accise sul tabacco. Ancora nulla di definito poiché la misura è ancora in fase di elaborazione, ma è lo stesso ministero dell’Economia e delle Finanze a chiarire ogni dubbio: “Il finanziamento delle politiche invariate (rinnovi contrattuali Pa e sanità, missioni internazionali, Difesa) sono coperte con nuove misure per la spending review (5% lineare per i ministeri) e aumenti delle accise sui tabacchi”.
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Calano i fumatori, aumentano i prezzi
Per ora, sembrano non esserci delle cifre ben definite, ma la misura dovrebbe essere confermata come lo scorso anno. L’operazione del governo è volta in primis ad impedire che arrivino meno risorse nelle casse dello Stato e possibilmente ad ottenerne di maggiori. Nel frattempo sta calando in maniera continuativa il numero di fumatori e il mercato delle sigarette tradizionali che sta diminuendo in volume e valore. In aumento invece, l’utilizzo delle sigarette elettroniche.
Di quanto aumenteranno i costi?
Nell’ultimo anno, i prezzi finali, sono in media di 20 centesimi per le sigarette e 40/50 centesimi per il tabacco trinciato in bustina. In ogni caso, come a gennaio di quest’anno, i prodotti “di punta” potrebbero mantenere il costo invariato. Le grandi aziende potrebbero infatti decidere di non aumentare i prezzi su alcune tipologie di sigarette e ripartire gli extra-costi su prodotti “minori”.
“Le tabaccherie rischiano di sparire”
Gianfranco Labib, presidente di Assotabaccai Confesercenti in un’intervista al Messaggero ha lamentato: “Succedono i governi e vediamo sempre le stesse cose, le stesse modifiche annuali e mai una modifica strutturale. Auspichiamo che venga aperto subito un tavolo tecnico con il governo per riformare la legge che regola le tabaccherie, ferma al 1957″. Ha poi continuato dicendo: “Se non lo si fa le tabaccherie rischiano seriamente di sparire: i costi dei prodotti sono sempre più alti e la redditività sempre minore, con progressivamente meno fruitori del servizio e margini economici in diminuzione”.
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