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Calcio in lutto, morto il maestro di Massimo Ambrosini: “A lui devo tutto”

Pubblicato: 01/11/2023 09:27
Valter Tamboli morto Ambrosini

Il mondo del calcio è in lutto. È morto infatti all’età di 90 anni Valter Tamboli. Era considerato il decano degli allenatori pesaresi. Ha formato generazioni di calciatori sul campetto dell’Adriatico, oggi Usav. Tra gli altri, anche l’ex campione del Milan e della Nazionale Massimo Ambrosini che ne traccia un commosso ricordo.
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“Gli devo tutto. Sono nato calcisticamente con lui. – così Massimo Ambrosini ricorda Valter Tamboli appena morto – I suoi insegnamenti sono ancora dentro di me. Mi ricordo la sua pignoleria, la sua voglia che tu imparassi davvero i fondamentali, ma anche la sua umanità. Ricordo quanto fosse presente in lui sia la parte dura dell’allenatore, quella che esigeva disciplina, applicazione, lavoro, impegno continuo per imparare e migliorare, ma anche la sua bontà d’animo”.

Ambrosini ricorda Valter Tamboli appena morto

“Quando calciavi male gridava: ‘La vanga al posto dei piedi!’. – prosegue Ambrosini nel suo ricordo di Valter Tamboli – E poi l’affetto che dimostrava e la volontà di insegnare il gesto tecnico. Quello era il calcio in cui proprio il gesto tecnico aveva un’importanza fortunatamente. Ho cominciato con lui all’Adriatico, avevo sette anni, mi ricordo le file di noi bambini, sul campo, uno dietro all’altro a fare lo stop di interno e esterno. Io faticavo a calciare di collo perché avevo la caviglia rigida e non ci riuscivo, e lui mi correggeva, mi diceva di sforzarmi di tenere il piede in posizione corretta per colpire bene la palla. Lì imparavi”.

“L’ho avuto fino a quando ho lasciato l’Adriatico, a 13 anni, per Cesena. Devo tutto a lui, gli insegnanti che abbiamo quando siamo giovani sono quelli che ci portiamo dietro per sempre. E penso che l’eredità che Tamboli lascia è grande perché anche gli allenatori moderni, che troppo spesso dimenticano il gesto tecnico ritenendolo secondario, dovrebbero fare tesoro del suo insegnamento, del bisogno di insegnare la tecnica ai ragazzini. Schivo, riservato, al punto di non chiamarmi mai, lui che è stato il mio maestro. Ci siamo visti un po’ di tempo fa, il modo migliore di ricordarlo è nel nostro cuore, portando avanti la sua scuola”, conclude Ambrosini.
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Ultimo Aggiornamento: 01/11/2023 09:40