Un scena terribile, da pelle d’oca. Ricostruita nel dialogo, fatto ascoltare in aula dagli altoparlanti, tra Raffaella Ragnoli, 57 anni, e il figlio. Lei è accusata di aver accoltellato a morte il marito Romano Fagoni, operaio di 59 anni, nella loro villetta di Nuvolento. Durante il processo, è stato mandato in onda il drammatico momento in cui il figlio, urlando con la voce spezzata, ha visto il corpo del padre a terra: “Perché? Perché? Noooo, ti prego mamma nooooooooo. Cos’hai fattooooo? Ti prego mamma, È papà….E si sarebbe calmato anche stavolta, non mi avrebbe fatto niente”. Tutto è successo la notte del 28 gennaio 2023. (Continua a leggere dopo la foto)
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“No, si sarebbe calmato solo fino alla prossima volta” era stata la risposta della madre, con voce fermissima. Perché “ti ha puntato un coltello alla gola, ti ha minacciato di morte, e non era la prima volta. È da vent’anni che fa così, ha minacciato di morte anche me, poco fa, in camera da letto. Vent’anni di violenze psicologiche, adesso basta. Sei mio figlio, non potevo aspettare ancora: non posso aspettare che ti uccida. L’avrebbe fatto”. Pausa. Poi di nuovo: “Lui mi ha ucciso, mi ha rovinato la vita. Qua è legittima difesa, perché ho salvato te dalla morte”. (Continua a leggere dopo la foto)
La conversazione, prodotta dalla Procura, è finita agli atti del processo davanti alla Corte d’assise (presidente Roberto Spanò). A registrare era stata la stessa Raffaella Ragnoli attiva per registrare di sua iniziativa. In lacrime, il figlio adolescente aveva poi telefonato al 112, due volte, urlando a squarciagola: “I miei genitori stanno litigando, si stanno facendo del male, venite. Noooo, basta, bastaaaaa”. Accusata di omicidio volontario aggravato, la donna ha riascoltato la conversazione in aula con la testa tra le mani: Romano Fagoni è stato colpito con 24 coltellate da taglio e altre 9 da punte. Tra queste, due letali al collo.
Durante il mese precedente l’omicidio l’imputata aveva iniziato a registrare i litigi in casa con il marito. Secondo il maresciallo Mauro Piga, che ha esaminato il dispositivo, non sarebbero però emerse prove di pregressi maltrattamenti, “solo alcune lamentale sul nervosismo nei weekend”.
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