Vai al contenuto

Israele, i parenti degli ostaggi che vogliono solo pace: “Nessuna madre deve provare questo”

Pubblicato: 23/01/2024 11:29

“Nessuna madre in nessun posto dovrebbe vivere questo dolore”. Shelly Shem Tov, madre di Omer, rapito alla festa techno, vive l’inferno dal 7 ottobre. Nonostante ciò non ha alcun desiderio di vendetta: sa che l’inferno non lo vive solo lei e non solo dalla sua parte del confine. Shelly è una delle tante che vuole la pace e non apprezza l’ostinata politica di Bibi incentrata sull’obbiettivo di ridurre la Palestina a un ricordo e i suoi abitanti – ma questa parte non la racconta mai – in cenere. La crisi degli ostaggi in Israele ha raggiunto un punto critico, con un crescente movimento di famiglie e cittadini che chiedono azioni concrete al primo ministro Benjamin Netanyahu. La tensione si è intensificata dopo che decine di famiglie degli ostaggi hanno espresso la loro disperazione e richiesto un’azione immediata dal governo.
Leggi anche: I parenti degli ostaggi rapiti da Hamas fanno irruzione nel knesset: “Voi qui a parlare mentre loro muoiono”

Un pezzo di nastro per ogni giorno lontana dal figlio: “Sono 108”

Durante un raduno, i familiari degli ostaggi hanno espresso la loro frustrazione e disperazione. La madre di Hersh Goldberg-Polin, il cui figlio è stato sequestrato al festival rave nel deserto, ha condiviso il suo dolore quotidiano: “Mi appiccico sul petto un pezzo di nastro per ogni giorno che il figlio di 23 anni resta in cattività. Sono 108”. Lee Siegel, fratello di un altro ostaggio, ha descritto la situazione drammatica e le condizioni di detenzione: “I carcerieri li hanno spostati almeno tredici volte e quando dovevano trasferirli in superficie, li coprivano con il velo e le tuniche lunghe delle donne islamiche”. Molti hanno fatto riferimento alle negoziazioni passate per la liberazione di ostaggi, come nel caso di Gilad Shalit. Lee ha affermato: “È inutile parlare di numeri, neppure Hamas sa più quanti e chi siano i sequestrati in vita. La formula che il governo israeliano deve spingere è tutti per tutti”.

Bibi non cede: Palestina non deve più esistere e punta sulla “pressione militare”

Netanyahu, nel frattempo, rimane fermo sulle sue posizioni, ribadendo che cedere alle richieste dell’organizzazione rappresenterebbe una “capitolazione“. Tuttavia, ha incontrato i rappresentanti dei parenti, assicurando di lavorare a una nuova intesa. Ha dichiarato: “La pressione militare serve a spingere i capi di Hamas ai negoziati, ma sono loro a non aver avanzato proposte”.

Un sondaggio rivela che il 51,3% degli israeliani è favorevole a un cessate il fuoco per il ritorno a casa degli ostaggi e alla normalizzazione delle relazioni con l’Arabia Saudita in cambio della nascita di uno Stato palestinese demilitarizzato.