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Morto suicida il trapper Jordan Jeffrey Baby, la lettera straziante inviata al padre: “Ho perso la battaglia più importante”

Pubblicato: 12/03/2024 17:21

Morto in carcere a Pavia il trapper Jordan Jeffrey Tinti. Il giovane condannato per rapina nei confronti di un uomo di 42 anni, operaio originario della Nigeria, è stato rinvenuto con una corda attorno al collo. Ad aprile 2023 il 27enne era stato condannato a quattro anni e quattro mesi di reclusione. A fine novembre aveva ottenuto la misura dell’affidamento terapeutico: era stato quindi trasferito in una comunità. Misura sospesa poiché: “Nella sua stanza sarebbero stati trovati un cellulare e delle sigarette, che però non è certo fossero di sua proprietà”, aveva spiegato dall’avvocato Federico Edoardo Pisani.
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Di conseguenza il giudice aveva disposto il trasferimento in carcere che è avvenuto una decina di giorni fa. Il ragazzo è stato quindi portato nell’istituto penitenziario di Pavia, lo stesso in cui aveva denunciato di essere stato vittima di fatti orribili e dove aveva già tentato il suicidio e gesti autolesionistici: “È stato violentato e maltrattato. Ci sono due procedimenti in Tribunale a Pavia. In uno siamo costituiti parte civile. Nell’altro ci siamo opposti alla richiesta di archiviazione”, ha chiarito il legale.
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I tentativi di suicidio: la lettera al papà

Più volte però il trapper aveva tentato il suicidio. Questa una lettera che aveva lasciato al padre prima di uno dei tentativi: “Se starai leggendo questa lettera è perché dopo l’ennesimo tentativo di riabbracciarti e trascorrere con te tutto il tempo perso in questi anni, che fin dal primo giorno in cui sono entrato dentro le mura dell’inferno, ho avvertito una voglia matta di recuperare”.

“Ho ceduto e perso la mia più importante battaglia: quella contro la depressione, che mi affligge da mesi ormai. Non avrei molto da aggiungere, ma allo stesso tempo ho un’infinità di cose. Ma le lacrime che sto versando mentre ti scrivo tutto ciò mi bloccano e limitano a chiederti solo scusa e perdono. Scusa per non essere mai riuscito ad essere il figlio perfetto né tantomeno mai un buon figlio”.

“E scusami per tutto il dolore arrecato in questi anni e al dolore ti arrecherà questo mio gesto disperato, ma ti chiedo di comprendere allo stesso tempo tutto il dolore percepito, al quale oggi voglio porne fine. Voglio che tu sappia che, anche senza avertelo mai esternato, sei la persona che più ho amato in questa breve ma intensa vita”.

“Voglio che la forza che hai sempre avuto non ti abbandoni nemmeno questa volta, perché sei la persona più forte che abbia mai conosciuto. Ti ho sempre ritenuto una sorta di supereroe, il mio preferito. Ovunque sarai sarò sempre con te, non dimenticarlo. Che giustizia venga fatta, con o senza di me in vita. Non smettere mai di lottare. Fallo per me”.

Il trapper era stato condannato assieme al collega Traffik in seguito ad un episodio accaduto il 10 agosto 2022 alla stazione di Carnate nei confronti di un 42enne nigeriano: “Sei nero, ti ammazziamo“, gli avevano detto i due. L’episodio che lo ha visto coinvolto assieme al collega romano era stato filmato e pubblicato su YouTube.
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Ultimo Aggiornamento: 12/03/2024 18:22