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Suicidio Assistito, bloccato iter parlamentare: il governo Meloni impone silenzio sul fine vita

Pubblicato: 27/03/2024 16:25

Test psico-attitudinali per i futuri magistrati sì, e subito. Legge sul suicidio assistito no: anzi, meno se ne parla e meglio è. Il governo Meloni ha bloccato ieri l’avvio dell’iter parlamentare della legge sul fine vita, sollecitata – senza risultato – dalla Corte costituzionale sin dall’ottobre 2018. E con una richiesta rinnovata pochi giorni fa dal presidente Augusto Barbera.
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Sulla necessità di regolamentare il fine vita emerge ancora una volta l’approccio ideologico con cui la maggioranza affronta tematiche delicate, dal punto visto etico; e oltre modo scomode, senza un ritorno di consenso dal punto di vista elettorale. Pochi giorni fa era stato il presidente della Corte costituzionale, insieme alla questione non risolta dei figli delle coppie dello stesso sesso, a chiedere di porre fine all’assenza di leggi in materia. Un avviso all’indirizzo di Parlamento e Governo esposto da Barbera davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

La risposta a quella sollecitazione? E’ arrivata ieri in Senato, dieci minuti prima della seduta delle Commissioni giustizia e affari sociali che avrebbero dovuto incardinare il disegno di legge: i senatori hanno ricevuto un sms per l’annullamento della seduta a causa dell’assenza del governo. Un’assenza che, in pratica, ha impedito il semplice incardinamento del ddl a prima firma di Alfredo Bazoli (Pd); proposta che ripresentava il testo approvato dalla Camera nella scorsa legislatura, per rendere applicativa la sentenza della Consulta del 2019 (che aveva indicato 4 criteri per consentire il suicidio assistito).

Forza Italia deposita Ddl su fine vita e tocca il testamento biologico

Ma non solo: in Senato è spuntato negli stessi minuti un altro ddl sul fine vita, depositato da Forza Italia, che prevede criteri più restrittivi di quelli introdotti dalla Corte nel 2019, oltre a intervenire sulla legge sul testamento biologico (che è del 2017). Infatti il testo a firma Fi prevede pene attenuate per l’aiuto al suicidio e non la punibilità. Le opposizioni hanno reagito con le critiche di Pd e Avs. I Dem hanno parlato di “ostruzionismo della maggioranza”; Peppe De Cristofaro, capogruppo Avs, accusa il governo di voler “affossare la legge”.

“Ma i temi etici – ha replicato Andriano Paroli, vicepresidente di Fi e primo firmatario del nuovo ddl – non sono un monopolio del Pd. Non è solo giusto ma anche doveroso che su questioni così importanti il dibattito parlamentare tenga conto di tutte le posizioni e le sensibilità presenti nella società”. Un’affermazione, questa di Paroli, che interpreta la linea del Governo e che porta a rinviare – alle calende greche – il proposito di regolamentare, con una legge, la complessa tematica del fine vita. Avvicinando di fatto un nuovo intervento – che qualche parlamentare definirà un’invasione di campo – della Corte costituzionale, obbligata a sanare l’inerzia legislativa che si trascina da anni.

Il presidente Barbera lo aveva ribadito durante la riunione straordinaria della Consulta, quando aveva sollecitato l’intervento del legislatore. Aggiungendo una postilla che non lascia spazio a interpretazioni: “Se continua l’inerzia del legislatore su questi due principi (anche sui figli delle coppie gay, ndr), la Corte Costituzionale non potrà non intervenire”.

Ultimo Aggiornamento: 27/03/2024 16:31