Le recenti rivelazioni sull’attività militare e informatica di Israele in Libano, confermate da diverse testate statunitensi come il New York Times e ABC News, hanno messo in allarme tra le agenzie di intelligence americane. Il focus principale delle preoccupazioni riguarda la possibilità di un’escalation militare, con il possibile attacco di terra da parte di Israele nel Sud del Libano.
Il piano informatico israeliano
Secondo le fonti dell’intelligence americana, Israele pianificava da almeno 15 anni operazioni informatiche contro i suo avversari. Lo ha riferito un funzionario dei servizi Usa al canale Abc, spiegando che un’operazione come quella messa in atto da Tel Aviv richiede una lunga preparazione, con la creazione di società fittizie e molteplici livelli di spionaggio per permettere agli agenti di infiltrarsi nella catena di fornitura degli apparecchi elettronici.
Il funzionario ha aggiunto che probabilmente alcuni dipendenti delle aziende coinvolte erano ignari del vero scopo dell’operazione, e che lavoravano senza sapere chi fosse il loro reale committente. La Cia, in passato, aveva espresso perplessità riguardo aall’uso di queste tattiche, a causa dei rischi a cui vengono sottoposti civili innocenti. Tuttavia, le operazioni israeliane sono proseguite, con l’intento di colpire e indebolire il gruppo Hezbollah.
I timori del Pentagono
Ma a preoccupare maggiormente i funzionari statunitensi non è solo l’attività di Israele nel cyber-spazio. Il Wall Street Journal ha riportato i timori crescenti del segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, che si aspetta un possibile attacco di terra da parte di Israele nella zona meridionale del Libano. Timori ampificati dalle azioni recenti attribuite al governo di Tel Aviv. La possibilità di un’invasione terrestre sembra quindi sempre più concreta, secondo le analisi delle fonti di intelligence statunitensi.
Il ruolo dei dispositivi elettronici
Per quanto riguarda gli attentati di questi giorni, cercapersone e apparecchi radio utilizzati per le comunicazioni di Hezbollah sarebbero stati prodotti da Gold Apollo, un’azienda taiwanese, come confermato da un’analisi della Reuters. Alcuni dei cercapersone distrutti nelle esplosioni portavano adesivi riconducibili a questa azienda.
Tuttavia, il presidente della Gold Apollo, Hsu Ching-kuang, ha negato qualsiasi coinvolgimento diretto della sua azienda, sostenendo che i dispositivi fossero stati fabbricati da una società ungherese, BAC Consulting, che detiene la licenza per utilizzare il marchio. Parallelamente, anche la giapponese Icom ha avviato un’indagine sugli apparecchi ricetrasmittenti esplosi in Libano, molti dei quali portavano il logo dell’azienda. L’indagine è tuttora in corso, e Icom ha promesso aggiornamenti non appena emergeranno nuove informazioni.
La crescente tensione tra Israele e Hezbollah
In questo contesto, la situazione tra Israele e Hezbollah sembra sempre più precaria. La combinazione fra gli attacchi informatici e l’escalation delle tensioni sul terreno, ha portato a crescenti timori che un conflitto armato possa essere imminente. Le agenzie di intelligence statunitensi e il Pentagono seguono da vicino la situazione, consapevoli che un attacco di terra da parte di Israele potrebbe avere ripercussioni devastanti su tutto il Medio Oriente. Le implicazioni geopolitiche del possibile conflitto coinvolgerebbero non solo il Libano, ma l’intera regione, destabilizzando ulteriormente un’area già segnata da un equilibrio precario.