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Alluvione Valencia, Sanchez colpito da un bastone. Lancio di fango per i reali: “Assassini”

Pubblicato: 03/11/2024 13:59

Oggi, in un clima di forte tensione, il re Felipe, la regina Letizia, il primo ministro Pedro Sanchez e il presidente della Comunità Valenciana, Carlos Mazon, sono giunti sul luogo della tragedia. L’accoglienza da parte degli abitanti di Paiporta è stata carica di rabbia, con lanci di fango e grida di “assassini” rivolte ai leader, espressione del profondo disagio della popolazione locale.
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Pedro Sanchez colpito da un bastone

Durante una visita a Paiporta, il premier spagnolo Pedro Sanchez è stato colpito di striscio alle spalle da un bastone, lanciato da un manifestante tra la folla. Fonti governative, attraverso l’emittente La Sexta, confermano che Sanchez sta bene, nonostante l’episodio abbia richiesto l’intervento della sua scorta, che ha attivato il protocollo di sicurezza.

L’intervento della scorta e l’evacuazione

Dopo essere stato colpito, il premier è stato rapidamente trasferito al Posto di comando avanzato per la sua sicurezza. L’accaduto ha generato forti reazioni tra la folla, che aveva già accolto Sanchez con insulti e atteggiamenti ostili, estesi anche ai reali spagnoli presenti, il re e la regina, i quali hanno tentato senza successo di mediare con i giovani manifestanti.

Immagini e reazioni sui social

Le immagini dell’episodio, trasmesse in diretta da La Sexta e rapidamente condivise su X, mostrano Sanchez lasciare Paiporta scortato, mentre numerosi cittadini indignati lo seguivano con cori di protesta. L’incidente rappresenta un momento critico, evidenziando il clima di tensione intorno al governo spagnolo e ai suoi rappresentanti in un periodo di crescenti manifestazioni e dissensi popolari.

Quel parcheggio è un cimitero“. Sono queste le drammatiche parole dei sommozzatori militari della UME (Unità Militare di Emergenza) che sono riusciti a entrare nel parcheggio sotterraneo dell’enorme centro commerciale Bonaire, nei pressi della città di Aldaya. Completamente allagato, il parcheggio si è trasformato in una trappola mortale per chiunque si trovasse nei dintorni.

L’inondazione e poi l’impossibile conta dei morti

L’inondazione è avvenuta martedì 29 ottobre, di pomeriggio, mentre i negozi di abbigliamento, i ristoranti e i cinema del centro commerciale erano aperti e centinaia di persone affollavano la zona. In pochi minuti, il livello dell’acqua è salito fino a tre metri, sommergendo completamente l’area di parcheggio, dotata di 5.700 posti auto. Secondo fonti dei soccorsi, riportate dal giornale eldiario.es, le vittime potrebbero essere “incalcolabili”. Xosè Montoro, sub dell’esercito, emerge dal fango visibilmente scosso, con le lacrime che bagnano l’interno della maschera: “Ci sono tanti corpi — dice tra i singhiozzi dal gommone — impossibile dire quanti”. La Spagna intera è rimasta sconvolta dagli eventi che hanno travolto la regione valenciana tra martedì e mercoledì, con la catastrofe che ha portato alla luce immagini strazianti che nessuno è pronto a dimenticare.

Eduardo Martinez, impiegato di un negozio all’interno del centro commerciale, descrive la scena con disperazione: “Mancano le idrovore per svuotare il garage. Prego che non sia un’ecatombe“. Raquel, un’altra lavoratrice, aggiunge che il centro commerciale, vasto oltre 20.000 metri quadrati, è “il più grande del Paese”, con oltre 5.700 posti auto nel parcheggio sotterraneo, sommersi da oltre cinque metri di acqua e fango, scesi giù dalle rampe e dalle scale mobili.

Le testimonianze di chi è sopravvissuto

Tra i numerosi racconti dei sopravvissuti, emerge la testimonianza di Leila Martìa, cameriera presso il ristorante La Tagliatella, situato al terzo piano del centro. “È successo in pochi minuti”, racconta, spiegando che era l’ora di punta e le persone, nel tentativo di mettere in salvo le proprie auto, si sono precipitate verso il parcheggio, senza sapere che si sarebbe trasformato in una trappola mortale. Le accuse verso le autorità locali sono forti: martedì pomeriggio, con un video poi rimosso, il governo regionale aveva minimizzato la situazione. Solo alle 20:12, quando ormai l’acqua aveva già inondato il centro, è stato attivato il segnale di allerta rossa.

Tra coloro che hanno vissuto quegli attimi c’è anche Ines Grande, che racconta di aver fatto acquisti poco prima della tragedia: “Eravamo felici, stavamo acquistando una giraffa di peluche per nostro figlio. Un attimo dopo, mio marito si è lanciato giù per le scale mobili per recuperare l’auto e scappare. Ho sentito il rumore di un tuffo, come se si fosse gettato nel mare”. Scene di panico e confusione, mentre fuori infuriava una tempesta che avrebbe travolto ogni cosa. Anche Estela Torres, estetista con uno studio al secondo piano, ricorda: “All’interno del Bonaire eravamo tranquilli. Ci avevano detto che era la solita gota fría, e che la pioggia stava per finire”.

La folla dei sopravvissuti si è mossa verso l’autostrada per cercare di raggiungere Valencia e mettersi in salvo, ma non tutti ce l’hanno fatta. La scena che emerge da testimonianze e cronache è drammatica, con il bilancio ufficiale che parla di almeno 211 morti e un elevato numero di dispersi. Un documento riservato riporta la cifra di 1.900 persone ancora irrintracciabili, e nelle città colpite dalle alluvioni la popolazione si sente come “comparsa in un film horror”.

La totale sfiducia nelle autorità

La sfiducia nei confronti delle autorità è palpabile. Sonia, una maestra elementare di Chiva, una delle località più colpite, racconta: “Prima ci hanno detto che non sarebbe successo nulla, poi ci hanno detto di scappare quando sarebbe stato più sicuro rimanere. Ora non hanno neanche il coraggio di dire quante vittime ci sono“. A peggiorare il senso di abbandono, l’organizzazione dei soccorsi: durante la notte, colonne di camion frigoriferi trasportano i cadaveri al secondo obitorio, allestito alla Fiera di Valencia. Fuori dagli stand dove sono collocate le salme, qualcuno ha lasciato un cartello con scritto “Verità”, mentre sui balconi e parapetti dei ponti appaiono lenzuola con il messaggio “Solo el pueblo salva el pueblo”.

Amparo Fort, sindaca di Chiva, condivide la frustrazione dei residenti: “Siamo dei fantasmi, abbandonati dall’inizio. Da soli non possiamo ritrovare i nostri morti e provare a ricominciare”. Fort denuncia che solo i volontari sono stati operativi fin da subito, scavando con le mani per cercare i corpi tra il fango.

I soccorritori sono 13mila in tutto

L’ondata di sdegno non risparmia neppure il premier Pedro Sanchez, che, dalla Moncloa di Madrid, ha annunciato il dispiegamento di ulteriori 10.000 soccorritori, oltre ai 3.000 già mobilitati. Sanchez ha ammesso in televisione che “la risposta non è stata sufficiente” e ha lanciato un appello all’unità nazionale. Tuttavia, le parole del premier non sono bastate a calmare gli animi. “Tredicimila soccorritori a quattro giorni dalla tragedia — dice Angel Navarro, medico volontario ad Alfafar — ora servono solo per recuperare i cadaveri. Se fossero arrivati prima, si sarebbero potute salvare tante vite”.

L’ultimo bagliore di speranza arriva dalla notizia del salvataggio di un’anziana donna trovata viva in un tunnel a Benetusser. Rimasta bloccata nella sua auto, era disidratata e allo stremo, ma ha trovato la forza di gridare più forte del motore della ruspa che stava per spostare il cumulo di carcasse in cui si trovava incastrata. Oggi sono attesi anche il re Felipe e la regina Letizia in visita alle zone colpite. Mentre la popolazione tenta di fare i conti con le perdite, l’ombra delle responsabilità e della mancata prevenzione incombe su un Paese che continua a chiedersi quante vite si sarebbero potute salvare se si fosse agito tempestivamente.

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Ultimo Aggiornamento: 04/11/2024 14:45

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