Le forze russe hanno sferrato un pesante attacco contro le infrastrutture energetiche ucraine, lasciando centinaia di migliaia di persone al buio. Secondo il presidente Zelensky, nell’operazione sono stati impiegati circa 100 droni d’attacco, più di 90 missili e munizioni a grappolo, causando blackout diffusi in diverse regioni, tra cui Odessa, Kherson e Mykolaiv.
“Il nostro settore energetico è l’obiettivo principale di questa escalation spregevole delle tattiche terroristiche russe”, ha dichiarato Zelensky su Telegram, denunciando l’intensificazione degli attacchi contro le infrastrutture civili.
Allarmi e blackout in tutta l’Ucraina
Durante la notte, l’aeronautica ucraina ha dichiarato un allarme aereo nazionale, avvertendo di attacchi missilistici su larga scala. La società energetica Ukrenergo ha attivato interruzioni di corrente di emergenza per gestire i danni, chiedendo ai cittadini di risparmiare elettricità per stabilizzare la rete.
Nella regione di Kiev, oltre mezzo milione di famiglie sono rimaste senza elettricità. Dati simili emergono anche da altre aree: 523.000 utenti nella regione di Leopoli, 280.000 nella regione di Rivne e 215.000 in Volinia. “L’entità dei danni sarà valutata quando le condizioni di sicurezza lo permetteranno”, ha spiegato il ministro dell’Energia, German Galushchenko.
L’impatto della guerra sull’energia e sulla popolazione
L’attacco rappresenta un ulteriore colpo alla resilienza energetica dell’Ucraina, già compromessa da precedenti bombardamenti. Con l’inverno alle porte, l’interruzione prolungata dell’elettricità rischia di aggravare le difficoltà per milioni di persone.
Sul fronte opposto, le autorità russe hanno dichiarato di aver respinto un massiccio attacco di droni ucraini nella regione di Krasnodar. Secondo quanto riportato dalla Tass, frammenti di droni hanno causato danni a edifici e il ferimento di una residente nella città di Slavyansk-on-Kuban.
Una situazione sempre più critica
La guerra in Ucraina continua a devastare infrastrutture vitali, con gravi ripercussioni per la popolazione. L’attacco odierno, descritto come uno dei più intensi negli ultimi mesi, riporta in primo piano l’urgenza di una soluzione diplomatica che ponga fine a una crisi umanitaria sempre più drammatica.