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Elezioni in Romania: la destra filo-Putin sfonda. Socialdemocratici primi, ma il governo è un rebus

Pubblicato: 02/12/2024 15:31

Le elezioni legislative in Romania hanno partorito un panorama politico profondamente mutato. Le forze di estrema destra unite sotto la sigla Alleanza per l’Unità dei Rumeni (Aur), che si oppongono agli aiuti a Kiev e difendono valori cristiani tradizionali, hanno ottenuto un risultato sorprendente, raggiungendo il 32% dei voti. Il triplo rispetto al 2020, una percentuale che apre nuovi scenari per la politica romena.

Il Partito Socialdemocratico (Psd), attualmente al governo con i Liberali, ha ottenuto il 22,6% dei voti, guadagnandosi la maggioranza relativa, ma non abbastanza per garantire un controllo assoluto. Questo risultato introduce la possibilità di un governo di unità nazionale, ma segna anche una grande incertezza sul futuro politico, in particolare per quanto riguarda le elezioni presidenziali che hanno avuto luogo in parallelo.

Il trionfo delle forze sovraniste

A guidare la corsa delle forze di estrema destra è George Simion, leader dell’Aur, che ha ottenuto il 18,2% dei consensi. La sua retorica sovranista, che si contrappone fermamente alle influenze straniere, ha trovato un forte appoggio tra i cittadini rumeni. Altri gruppi di estrema destra hanno avuto un buon successo alle urne, tra cui Sos Romania, della filorussa Diana Sosoaca, con il 7,6% dei voti, e il Partito dei Giovani, che ha raccolto il 6,3%.

Simion ha definito il risultato della sua coalizione come l’inizio di una “nuova era“, affermando che i rumeni si stanno riappropriando del diritto di decidere autonomamente il proprio destino. Questo successo della destra filo-russa ha gettato un’ombra sul tradizionale orientamento pro-europeo della Romania, mettendo in evidenza un crescente sentimento sovranista tra la popolazione.

I socialdemocratici alla ricerca di un accordo di governo

I socialdemocratici si trovano ora di fronte alla difficile sfida di formare una coalizione di governo. L’emergere delle forze sovraniste complica i tentativi di mantenere il Paese allineato all’Unione Europea. I socialdemocratici, infatti, si sono trovati spiazzati dal risultato delle elezioni presidenziali, dove il loro leader e primo ministro uscente, Marcel Ciolacu, è arrivato solo terzo, dietro a Calin Georgescu, un candidato indipendente con posizioni filorusse.

“Il popolo rumeno ha lanciato un segnale importante“, ha dichiarato Ciolacu, indicando che i cittadini vogliono continuare sulla strada europea, ma allo stesso tempo proteggere la propria identità e i valori nazionali. Ora la corte costituzionale è chiamata a pronunciarsi sulla validità del voto presidenziale, che potrebbe influenzare ulteriormente le dinamiche politiche.

L’appello alla coesione dei partiti democratici

In questo contesto, la sinistra moderata e le forze di centro-destra si stanno muovendo per creare una coalizione che possa contrastare l’avanzata delle destre sovraniste. Elena Lasconi, leader della forza di centro-destra Usr, che ha ottenuto il 12,1% dei voti, ha lanciato un appello all’unità per difendere la “democrazia” e l’indipendenza della Romania dalla Russia. Anche il Partito Liberale Nazionale (Pnl), con il 14,4% dei consensi, ha un ruolo importante in queste trattative, dato che è stato alleato del Psd nel governo uscente.

L’Alleanza Democratica degli Ungheresi in Romania, di orientamento filo-europeo, ha ottenuto il 6,4%, e si presenta come un alleato strategico per la formazione di un governo che possa contrastare le forze di estrema destra. L’affluenza alle urne è stata alta, con il 52% degli elettori che si sono recati alle urne, il dato più alto degli ultimi vent’anni.

Il futuro del governo rumeno: il ruolo del presidente

Il prossimo passo sarà determinato anche dal risultato delle elezioni presidenziali, poiché spetta al presidente della Romania nominare il nuovo primo ministro. La sfida per la sinistra moderata e i partiti pro-europei sarà trovare un accordo di coalizione per formare un governo stabile, in grado di rispondere alle sfide politiche e sociali del Paese, inclusa la crescente influenza delle forze filo-Putin. Il dilemma più grande per il Psd sarà quindi decidere con chi allearsi e come mantenere la Romania sulla rotta europea.

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