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Allarme in Italia per la «Vespa Orientalis», l’insetto che mangia le api e distrugge gli alveari

Pubblicato: 13/01/2025 09:16

Secondo i produttori, i cambiamenti climatici hanno trasformato una convivenza pacifica tra specie in una vera e propria competizione tra insetti. Attualmente, il 25% dei 100 mila alveari in Campania è stato colpito.

Gli apicoltori campani stanno vivendo un momento difficile a causa dei danni provocati dalla Vespa Orientalis, nota come Calabrone Orientale. Questo insetto, che può raggiungere i 3 centimetri di lunghezza, presenta un corpo rossastro e parti giallo-sulfuree sul capo e sull’addome, ed è velenoso. Molto aggressivo, sta decimando interi alveari: si nutre delle api in volo e penetra all’interno degli alveari, distruggendoli.

Riccardo Terriaca, direttore del Gruppo Apistico Paritetico Volape, che raggruppa oltre 500 apicoltori in Campania, sottolinea come i cambiamenti climatici e le alterazioni degli habitat naturali abbiano trasformato un’antica coesistenza in una dura competizione, in cui le api sono sempre più in difficoltà.

Questo imenottero, presente nel sud Italia da secoli, si sta riproducendo in modo esponenziale negli ultimi anni, colonizzando aree con clima mite, in particolare alle pendici del Vesuvio e lungo la costa. Ora sta estendendo il suo raggio d’azione anche nelle zone dell’alto casertano e nel salernitano, raggiungendo le pendici del Matese. Inoltre, la sua stagione di attività si sta allungando, aumentando la sua necessità di nutrirsi, con conseguenze devastanti sugli alveari, di cui si stimano decine di migliaia distrutti.

In Campania ci sono circa 2000 apicoltori e oltre 100 mila alveari, ciascuno con una popolazione che può arrivare a 60-70 mila api. Attualmente, il 25% di questi alveari è sotto attacco da parte della Vespa Orientalis. Le problematiche principali sono la mortalità delle api in volo, che vengono uccise e consumate, e la difficoltà delle api spaventate nel foraggiamento. Le api costrette a rimanere nei loro alveari si indeboliscono e gli apicoltori devono intervenire con nutrimenti di soccorso. “Le perdite di produzione sono significative e i costi per mantenere le famiglie di api in salute sono in aumento. Siamo in una crisi profonda e ci sentiamo praticamente impotenti,” afferma Riccardo Terriaca.

È urgente un intervento scientifico per contenere la proliferazione di questi calabroni, che non danneggiano solo le api, ma colpiscono anche la frutta, in particolare l’uva, e tendono a nidificare in strutture abbandonate. Sebbene il nome Vespa Orientalis possa far pensare a un’origine asiatica, in realtà è sempre stata presente nei territori meridionali, dove il clima è più favorevole. Non si tratta quindi di una nuova specie invasiva, ma piuttosto di una sua espansione massiccia. Si suppone che questa specie transadriatica sia arrivata sulle coste del Sud Europa con le navi fenicie. Il nome Orientalis fa riferimento al luogo in cui fu studiata per la prima volta dal botanico Carlo Linneo nel 1771.

Nel frattempo, gli apicoltori rimangono allarmati. Attualmente, non esiste alcuna tecnica efficace per contenere questa vespa. Sono state richieste collaborazioni di ricerca all’Università Veterinaria di Napoli e al CNR di Portici, oltre a sostegno all’assessorato all’Agricoltura della Regione Campania. Tuttavia, finora non ci sono state risposte né sul fronte scientifico né su quello economico.

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