
Donald Trump, appena insediato, ha già sparigliato le carte sul fronte interno e internazionale. Un vero uragano che ha subito acuito le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. La Commissione Europea, sotto la guida del commissario agli affari economici Valdis Dombrovskis, ha già preparato una serie di misure per rispondere a possibili azioni protezionistiche da parte degli Stati Uniti.
La prima di queste misure consiste nell’introduzione di “contro-dazi“. Ma non è una cosa semplice da applicare. Ci sono infatti grandi perplessità sull’eventuale capacità dell’Unione di rispondere in maniera unitaria. La situazione è complicata per le diverse posizioni degli Stati membri, che rendono difficile pensare a una risposta condivisa.
Le misure pronte per l’Europa
Durante una recente riunione dell’Ecofin, Dombrovskis ha illustrato i possibili impatti economici derivanti dalle politiche di Trump, tra cui l’introduzione di nuovi dazi su prodotti strategici e una possibile revisione della minimum tax. Secondo le simulazioni presentate dalla Commissione, l’Europa potrebbe affrontare perdite economiche significative, con costi che variano tra 100 e 178 miliardi di euro. In particolare, i paesi più colpiti sarebbero Germania e Italia, con una riduzione del Pil che potrebbe arrivare per entrambi i Paesi al -0,3%.

Per contrastare le possibili misure statunitensi, l’Unione Europea ha già predisposto delle risposte, tra cui l’introduzione di dazi sui prodotti aeronautici e alimentari, come fatto nel 2020 durante il conflitto commerciale precedente con Trump. L’applicazione di queste misure, però, non è affatto scontata.
Il rischio di una divisione interna
La principale preoccupazione della Commissione Europea riguarda l’unità dell’Unione. Se Paesi come Ungheria, Austria, Slovacchia, Olanda, Svezia e, forse, anche l’Italia dovessero opporsi all’approvazione dei contro-dazi, l’Unione rischierebbe di spaccarsi, paralizzando la risposta europea. Sebbene non sia richiesta l’unanimità, ma una maggioranza qualificata, le divergenze tra i membri potrebbero minare la capacità di agire in modo coeso.
Questo scenario di divisione si è manifestato anche in altri ambiti, come il dibattito sulle ingerenze digitali di Elon Musk, con una parte della destra europea pronta a difendere il magnate, mentre altri lo attaccano. Le contraddizioni interne sono visibili anche nei confronti di Trump, con alcuni Paesi che cercano di adottare una linea più conciliatoria, mentre altri temono che l’ex presidente possa contribuire a disarticolare ulteriormente l’Europa.

La posizione italiana e la frattura con Bruxelles
Tra i Paesi che potrebbero non condividere una linea comune, l’Italia gioca un ruolo fondamentale. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha recentemente suggerito che, in caso di frattura con l’Unione Europea, l’Italia potrebbe optare per trattative bilaterali con gli Stati Uniti, specialmente sul tema dei dazi. Meloni, pur cercando di mantenere una posizione di dialogo all’interno dell’Unione, non esclude la possibilità di difendere gli interessi nazionali anche a costo di compromettere la coesione europea.
La sua visita a Washington mostra un interesse crescente a stabilire un dialogo diretto con la Casa Bianca, puntando a rafforzare il ruolo dell’Italia come interlocutore privilegiato. Il ministro per le Attività produttive, Adolfo Urso, ha ulteriormente enfatizzato la necessità di una politica commerciale europea che non dipenda dalle azioni di Trump, ma che si concentri su una strategia indipendente per affrontare le sfide globali.
Una sfida cruciale per l’Unione Europea
La sfida commerciale che l’Europa si trova ad affrontare con l’amministrazione Trump non è solo una questione di dazi, ma un test fondamentale per la coesione interna dell’Unione. Le differenze politiche e commerciali tra gli Stati membri potrebbero indebolire la posizione dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti, rischiando di minare la solidità dell’Unione stessa. La posta in gioco, infatti, non riguarda solo gli aspetti economici, ma anche la capacità dell’Unione di restare unita di fronte a pressioni esterne sempre più forti.