
Donald Trump è di nuovo intervenuto con fermezza sul conflitto tra Russia e Ucraina, lanciando un messaggio diretto al Cremlino. Il presidente Usa ha rivolto un appello per un’immediata cessazione delle ostilità. Trump non esclude azioni drastiche qualora non si raggiungesse un accordo in tempi brevi.
“Se non facciamo un accordo, e se non lo facciamo presto, non ho altra scelta che introdurre tasse e dazi, sanzioni a un alto livello su qualsiasi cosa sia venduto dalla Russia agli Stati Uniti e ad altri Paesi”, ha dichiarato. Intanto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avanzato una richiesta agli alleati europei: mobilitare 200mila soldati per garantire la pace in caso di un’intesa con Mosca.
La risposta del Cremlino
Dal fronte russo, la reazione non si è fatta attendere. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha minimizzato le dichiarazioni di Trump, affermando che Mosca non vede nulla di nuovo nelle minacce di sanzioni. “Trump, nel suo primo mandato, è stato il presidente americano che ha fatto più spesso ricorso ai metodi sanzionatori. Gli piacevano allora, e sembra che gli piacciano ancora oggi”, ha dichiarato Peskov, citato dalle agenzie Ria Novosti e Interfax.

Nonostante il tono critico, Peskov ha ribadito la disponibilità della Russia a un dialogo con Washington, a patto che si basi su un principio di parità e rispetto reciproco. “Rimaniamo pronti a un dialogo paritario e reciprocamente rispettoso, come quello che ha avuto luogo durante la prima presidenza di Trump“, ha sottolineato il portavoce.
Peskov ha aggiunto che il Cremlino sta monitorando attentamente ogni dichiarazione proveniente da Trump, senza però aver ancora ricevuto segnali concreti. “Stiamo registrando tutte le sfumature della retorica, ma aspettiamo segnali che, finora, non sono arrivati“, ha concluso.
Mentre le dichiarazioni di Trump scuotono il dibattito internazionale, il Cremlino mantiene una posizione di attesa, osservando con attenzione l’evolversi della situazione. Sullo sfondo, il conflitto in Ucraina continua a rappresentare una delle sfide geopolitiche più complesse degli ultimi anni, con poche certezze sul futuro delle relazioni tra Mosca e Washington.