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Uomo in ospedale in gravi condizioni, aveva un tumore di 5kg che occupava oltre metà dell’addome: salvato

Pubblicato: 08/04/2025 11:44
ospedale Bari tumore addome

Un uomo di 60 anni è arrivato in condizioni critiche al pronto soccorso del Policlinico di Bari, dove i medici hanno scoperto la presenza di un tumore epatico di quasi 5 chilogrammi e 30 centimetri di diametro, che occupava più della metà dell’addome. Un caso estremamente grave che è stato affrontato con una complessa strategia clinica in più fasi, portando infine al salvataggio della vita del paziente.
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L’intervento d’urgenza per l’emorragia epatica

Il sessantenne è giunto in ospedale in emergenza, con un’emorragia epatica in corso. La situazione richiedeva un intervento di chirurgia estrema, che ha coinvolto numerosi specialisti. I medici del reparto di chirurgia generale universitaria “V. Bonomo”, diretto dal prof. Mario Testini, hanno preso in carico il paziente, diagnosticando un’anemizzazione grave causata dal tumore epatico gigante e sanguinante. Il primo intervento è stato un’angioembolizzazione arteriosa, eseguita dal dott. Mauro D’Addato insieme all’equipe dei radiologi interventisti, per arrestare l’emorragia.

Le complicazioni e l’epatectomia

Nei giorni seguenti, il paziente ha affrontato un’insufficienza renale acuta, trattata con emodialisi e terapia medica dall’unità operativa di nefrologia, diretta dal prof. Loreto Gesualdo. Dopo circa due settimane, con le condizioni cliniche stabilizzate, è stato possibile procedere con un’epatectomia sinistra allargata, ovvero l’asportazione della massa tumorale e di parte del fegato. L’intervento è stato condotto dall’equipe del prof. Testini, con il dott. Panzera come primo operatore e la dott.ssa Arianna Pontrelli.

Il proseguimento delle cure

Attualmente il paziente è seguito dal prof. Marco Tucci dell’equipe di oncologia medica del Policlinico per la prosecuzione delle cure oncologiche. “Il successo di questo intervento conferma il valore della sinergia tra le diverse professionalità e l’elevato livello di specializzazione delle nostre unità operative,” ha dichiarato il direttore generale Antonio Sanguedolce. Un esempio concreto di come la collaborazione multidisciplinare possa fare la differenza nella gestione di casi estremi.

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