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Fabiana Chiarappa investita e uccisa: cos’hanno trovato nell’auto di don Nicola D’Onghia, indagato per omicidio stradale

Pubblicato: 28/04/2025 20:39

Le indagini sull’incidente che ha portato alla tragica morte di Fabiana Chiarappa, giovane soccorritrice del 118 e appassionata rugbista di 32 anni, stanno facendo emergere nuovi dettagli. Gli accertamenti tecnici sulla Fiat Bravo di don Nicola D’Onghia, 54 anni, attualmente indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso, hanno evidenziato la presenza di tracce di sangue sull’automobile. Un riscontro che complica ulteriormente il quadro e solleva interrogativi ancora senza risposta sulla dinamica dei fatti avvenuti la sera del 2 aprile.

I dubbi sulla dinamica dell’incidente

Secondo una prima ricostruzione, Fabiana, mentre percorreva la provinciale 172 in sella alla sua Suzuki, avrebbe perso il controllo del mezzo, finendo fuori strada e urtando un muretto a secco. Tuttavia, le circostanze che hanno portato all’incidente restano nebulose. Gli investigatori, sotto la guida della pm Ileana Ramundo, sono in attesa dei risultati dell’autopsia, il cui deposito è previsto tra circa un mese. L’obiettivo è capire se il decesso della giovane sia stato provocato esclusivamente dall’impatto contro il muretto o se un successivo urto con l’auto di don D’Onghia abbia avuto un ruolo decisivo.

Nel frattempo, un video emerso nelle ultime ore mostra il sacerdote subito dopo l’incidente: nelle immagini si vede don Nicola D’Onghia che ispeziona la sua vettura, come se stesse controllando eventuali danni, senza però rendersi conto della gravità della situazione accaduta pochi istanti prima.

Interrogato sulle sue azioni quella notte, il sacerdote ha raccontato di aver percepito un colpo sotto l’auto, simile a quello che si avverte passando su un sasso. “Non ho visto né la moto né la ragazza”, ha dichiarato, attribuendo la mancata percezione alla scarsa illuminazione della strada. Dopo aver sentito il rumore, si è fermato presso una stazione di servizio per controllare la macchina, senza però notare nulla di allarmante, e ha proseguito il viaggio verso casa.

Solo il mattino successivo, leggendo una notizia di stampa, ha appreso dell’incidente mortale. Dopo aver consultato i suoi legali, Vita Mansueto e Federico Straziota, ha deciso di presentarsi spontaneamente ai carabinieri per riferire quanto accaduto.

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