
A poche ore dalla notizia della sua morte, torna con forza il dibattito sull’eredità lasciata da Papa Francesco, un pontefice amatissimo da molti ma anche profondamente divisivo. In vita, Jorge Mario Bergoglio è stato definito da più parti come un Papa “ambiguo e distruttivo”, ma anche “autoritario”, capace di ribaltare la morale tradizionale della Chiesa.
Se all’esterno è stato spesso celebrato come “il Papa della gente”, all’interno delle mura vaticane ha raccolto nel tempo una fronda conservatrice che non ha mai nascosto il suo dissenso. Ora, con il Conclave alle porte, quei gruppi più ultratradizionalisti – dentro e fuori la Chiesa – iniziano a muoversi, tra palazzi, social network e ambienti politici, sostenendo candidati “anti-Bergoglio”.

Tra i nomi caldeggiati spunta quello del cardinale Robert Sarah, definito l’“incubo dei progressisti”, protagonista di dure critiche al pontificato di Francesco. Eurodeputati conservatori, come il polacco Dominik Tarczyński, lo indicano apertamente come “la nostra speranza”. Sarah è noto per le sue posizioni radicali contro l’ideologia gender, l’Islam e le riforme liturgiche. Il suo libro “Dal profondo del nostro cuore”, che appariva cofirmato dal Papa emerito Benedetto XVI, fu al centro di una bufera: si scoprì poi che Joseph Ratzinger non aveva condiviso l’intero lavoro, e il nome fu rimosso dalla copertina.
Tensioni si sono registrate anche con monsignor Georg Gaenswein, storico segretario di Benedetto XVI. Papa Francesco, nel libro-intervista “Il successore”, racconta il dolore per l’uscita di un libro critico nei suoi confronti proprio il giorno dei funerali di Ratzinger. Il pontefice lo accusò di “mancanza di nobiltà e di umanità”, ricordando episodi controversi, come la diffusione di una foto usata – a suo dire – per mettere in dubbio una sua decisione.

Tra i critici di peso figura anche Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, poi scomunicato nel 2024. Viganò ha più volte accusato Bergoglio di “essere al servizio del Nemico”, diffondendo tesi cospirazioniste e attaccando il Papa con parole durissime. La sua figura è diventata un riferimento per i movimenti no vax, anti-globalisti e tradizionalisti estremi.
Altre figure centrali della fronda anti-Francesco sono state il cardinale Becciu, rimosso e poi processato per reati finanziari, e il cardinale Burke, autore dei celebri “dubia” e definito da alcuni vaticanisti come uno dei più ostinati oppositori del pontificato. Al suo fianco, anche Müller, critico delle aperture alle unioni omosessuali, e Schneider, vescovo del Kyrgyzstan, contrario all’immigrazione e convinto che essa faccia parte di un piano “per cancellare l’identità cristiana”.
Fuori dalla gerarchia, le critiche sono rimbalzate anche nei media. Fox News lo ha definito “distruttivo”, mentre testate italiane come La Nuova Bussola Quotidiana hanno parlato di una “morale ribaltata” e di un’eredità “piena di debiti”. Per alcuni osservatori, la figura papale sotto Francesco sarebbe stata “ridotta a una voce tra le tante nel dibattito pubblico”. Un pontefice, insomma, che ha lasciato un segno profondo, ma che non ha mai smesso di dividere il mondo cattolico.