
Un cessate il fuoco di tre giorni, annunciato da Vladimir Putin in occasione dell’80º anniversario della Vittoria sulla Germania nazista, avrebbe dovuto rappresentare un gesto simbolico, un varco per la diplomazia nel gelo della guerra. Ma a Mosca non è arrivata alcuna risposta. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha espresso pubblicamente il disappunto russo: “Non sappiamo se Kiev aderirà. Finora nessuna risposta dal regime ucraino. È molto difficile capire se lo farà”.
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La mano tesa del Cremlino, secondo Peskov, sarebbe stata liquidata da Volodymyr Zelensky come una “manipolazione”. Una parola che ha fatto infuriare Mosca. “La mancata risposta non è solo ambiguità, è manipolazione a sua volta”, ha rilanciato il portavoce, trasformando la possibilità di una tregua in un nuovo terreno di scontro
Zelensky propone 30 giorni, ma il Cremlino: “Serve chiarezza”
Il presidente ucraino, dal canto suo, aveva evocato un’ipotesi di tregua ben più estesa: 30 giorni di stop al conflitto. Una proposta, però, giudicata irrealistica da Mosca senza un dialogo sulle condizioni concrete che dovrebbero poi portare a un cessate il fuoco definitivo. Che a questo punto si allontana di nuovo.
“Un periodo così lungo presuppone il confronto su questioni delicate e sostanziali”, ha dichiarato Peskov, riferendosi a quanto detto da Putin durante un recente discorso al Cremlino. “Finché non si avvia un processo negoziale, tutto il resto resta secondario”. Ma anche su questo fronte, ha aggiunto, nessun segnale è giunto da Kiev.

Bombe e droni su Kiev e Hubynykha: muore una 12enne
Mentre il Cremlino stigmatizza il silenzio ucraino, la guerra continua a parlare col linguaggio delle bombe. Nella notte, Kiev è tornata sotto attacco: secondo le autorità locali, 11 droni russi hanno sorvolato la capitale, di cui 9 intercettati e distrutti dalla difesa aerea. Due sarebbero “scomparsi dai radar”.
Un incendio è scoppiato in una struttura ricreativa del quartiere Desnianskyi, e sono stati riportati danni a edifici e veicoli. Tre persone hanno avuto bisogno di cure mediche. Ma la notizia più drammatica arriva dalla regione di Dnipropetrovsk.
A Hubynykha, un drone russo ha colpito una zona residenziale. Una bambina di 12 anni è morta, altre tre persone sono rimaste ferite, tra cui una bambina di soli sei anni. A denunciarlo è stato il governatore della regione, Serhiy Lysak, che ha anche parlato di danni a infrastrutture e abitazioni private.
Il paradosso della tregua armata
La proposta di fermare i combattimenti per commemorare la fine della Seconda Guerra Mondiale si è tramutata in un duello di accuse. Il silenzio ucraino è, per Mosca, un atto di chiusura; per Kiev, l’offerta russa è fumo negli occhi, un diversivo propagandistico mentre i droni continuano a mietere vittime.
Nell’attesa di una risposta che forse non arriverà mai, a morire sono ancora i civili, sotto i colpi di una guerra che, anche nei giorni della memoria, non conosce tregua.