
BUCAREST – Secondo gli exit poll, è George Simion il candidato più votato al primo turno delle elezioni presidenziali romene, con una forbice che lo colloca oltre il 30%.
George Simion è avanti con il 40,5% delle preferenze. A renderlo noto è la Commissione elettorale centrale, secondo la quale il sindaco di Bucarest, Nicusor Dan, è secondo con il 20,89%, e terzo è il candidato della coalizione di governo, Crin Antonescu, con il 20,34%. Un risultato che conferma il radicamento del suo movimento nazionalista e conservatore, in forte ascesa negli ultimi anni. I due candidati europeisti Nicusor Dan e Crin Antonescu sarebbero entrambi poco sopra al 20% e si contendono il ruolo di sfidanti.
“Non ho altro obiettivo che il primo posto per il popolo romeno, che voglio servire”, ha detto Simion. La Romania a questo punto si spacca, ma in verità i dati sembrano incerti: mancano i voti dei romeni all’estero e anche le dichiarazioni agli exit poll si potrebbero rivelare non così fedeli alla realtà. Si tornerà alle urne il 18 maggio per il ballottaggio, Simion contro Dan.
Un voto tra populismo, crisi interna e scenari europei
Il successo di George Simion si inserisce in un contesto di crescente sfiducia verso i partiti tradizionali e di profonda disillusione dell’elettorato, soprattutto tra i giovani e nelle aree rurali. Il leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), formazione nota per la sua retorica ultranazionalista, sovranista e anti-immigrazione, ha saputo interpretare il malcontento diffuso nei confronti della classe politica e delle istituzioni europee, proponendosi come il “difensore dei valori romeni” in un momento di forte polarizzazione sociale.
La sua eventuale presenza al secondo turno – e ancor più una possibile vittoria – rappresenterebbe un cambio di paradigma nella politica romena: un segnale chiaro di ripiegamento identitario e di apertura verso modelli già visti in Ungheria e Slovacchia, dove movimenti simili sono saliti al potere con promesse di sovranità nazionale e rottura con Bruxelles.
Il fronte europeista: Antonescu e Dan
Sul fronte opposto, sia Crin Antonescu che Nicusor Dan incarnano, con stili e percorsi diversi, una visione di continuità europea e istituzionale. Antonescu, ex leader del Partito Nazionale Liberale, è un volto noto della politica romena: europeista convinto, punta a riconnettere il Paese con le sue radici atlantiste e democratiche, facendo leva su una parte dell’elettorato urbano e sull’appoggio delle élite economiche.
Nicusor Dan, invece, rappresenta l’ala civica e riformista: ingegnere e attivista convertito alla politica, è sostenuto soprattutto nei grandi centri urbani e tra le fasce medio-alte della popolazione, grazie a una proposta pragmatica incentrata su lotta alla corruzione, modernizzazione amministrativa e investimenti infrastrutturali.
Un ballottaggio ad alta tensione
Il quadro che si profila lascia intendere un ballottaggio fortemente competitivo, dove il tema centrale sarà il rapporto della Romania con l’Unione europea, la gestione dell’economia e l’identità culturale del Paese. Simion potrebbe cercare un’ulteriore radicalizzazione della campagna, nel tentativo di polarizzare il voto e raccogliere il consenso dei romeni più insoddisfatti. Antonescu e Dan, se confermati in corsa, dovranno invece trovare un equilibrio tra l’unità del fronte democratico e le differenze nei loro programmi.
A rendere tutto ancora più incerto è la possibilità che i candidati esclusi dal secondo turno – soprattutto quelli dell’area centrista e socialdemocratica – decidano di appoggiare uno dei due contendenti, giocando un ruolo decisivo nell’orientare il voto.
La Romania, che negli ultimi anni ha vissuto forti tensioni politiche interne e una crescente emigrazione giovanile, si trova ora di fronte a un bivio storico: continuare a rafforzare la propria integrazione nell’Europa comunitaria oppure aprire a una stagione di nazionalismo competitivo, in linea con le spinte illiberali che attraversano l’Est del continente.