
Città del Vaticano – Alle 19:00 ora italiana, secondo programma, avrebbe dovuto levarsi la prima fumata del conclave. Ma mentre scorrevano i minuti e si faceva buio su Roma, il comignolo della Cappella Sistina restava muto. Nessuna colonna di fumo, né nero né bianco. E l’attesa, nella piazza e tra i commentatori, si è trasformata nel corso dei minuti in una sospensione collettiva, carica di domande e ipotesi.
Il conclave è cominciato oggi nel primo pomeriggio, e questa sera era previsto il primo scrutinio, che di norma si conclude con una fumata nera, a indicare che nessun candidato ha raggiunto i due terzi dei voti. Ma il silenzio prolungato del comignolo apre scenari diversi. C’è chi si spinge a ipotizzare una fumata bianca, talmente inaspettata da richiedere tempo supplementare per l’organizzazione dell’annuncio. Ipotesi affascinante ma poco plausibile, secondo i vaticanisti più esperti: al primo giro di voti, un esito definitivo è rarissimo, e il collegio è più che mai frammentato.
Le ipotesi
Le spiegazioni più concrete riguardano invece la lentezza della procedura. Quest’anno, una parte consistente dei cardinali elettori partecipa al conclave per la prima volta, e il rituale è lungo, preciso, quasi liturgico. Ogni porporato deve scrivere il nome del prescelto, piegare la scheda in tre, portarsi all’altare sotto il Giudizio Universale e pronunciare la formula solenne:
“Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eligere in testem quem secundum Deum iudico eligi debere.”
Un atto di fede, ma anche di grande responsabilità, che può rallentare il processo se vissuto con esitazione.