
Momenti di fortissima tensione si sono verificati durante l’ultima puntata de Lo Stato delle cose, il talk show di Rai3 condotto da Massimo Giletti. La sera di lunedì 19 maggio, la discussione ha preso una piega accesa quando il giornalista ha puntato i riflettori sul controverso caso Garlasco, uno dei più discussi della cronaca giudiziaria italiana. Al centro dello scontro, la direttrice del settimanale Giallo, Albina Perri, chiamata a rispondere di una pubblicazione ritenuta gravemente scorretta dal conduttore.
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Giletti ha incalzato Perri con tono severo, contestandole la pubblicazione di una frase attribuita a Paola Cappa, una delle sorelle della vittima, che avrebbe detto: “Abbiamo incastrato Stasi”. Una dichiarazione potenzialmente esplosiva, considerata la delicatezza del caso, che vede Alberto Stasi condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco.
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Giletti attacca: “Hai sentito con le tue orecchie?”
Il cuore della polemica si è concentrato sull’attendibilità della fonte citata da Giallo. Con insistenza, Massimo Giletti ha chiesto alla collega se avesse sentito direttamente o visto con i propri occhi quella frase. “Hai le prove? Hai assistito a quel momento?”, ha ripetuto più volte, visibilmente alterato. Il conduttore ha posto l’accento sul rischio che una simile affermazione, pubblicata senza riscontri oggettivi, possa compromettere l’equilibrio dell’informazione su un caso già segnato da forti tensioni e divisioni.
Perri, colta alla sprovvista ma determinata a difendere il proprio lavoro, ha reagito con fermezza, respingendo le accuse di superficialità. “Non ho mai sentito dire quella frase con le mie orecchie”, ha ammesso in diretta. Tuttavia, ha rivendicato il diritto di riportare informazioni ottenute da fonti che, a suo dire, sono attendibili e verificate. Una posizione che però non ha convinto Giletti, sempre più critico verso quella che ha definito una “deriva giornalistica”.

Il caso Garlasco riaccende il dibattito sui media
Lo scontro tra Massimo Giletti e Albina Perri ha avuto l’effetto di riaccendere il dibattito pubblico intorno al caso Garlasco, ma soprattutto ha messo al centro il ruolo e la responsabilità dell’informazione nel trattare vicende giudiziarie ancora vive nella memoria collettiva. La frase “abbiamo incastrato Stasi”, riportata da Giallo con tono sensazionalistico, è stata vissuta da molti come un’accusa implicita nei confronti dei familiari della vittima, alimentando sospetti e tensioni.
Durante la puntata, Giletti ha anche sottolineato come la giustizia debba restare separata dalla spettacolarizzazione mediatica, e ha rivolto un appello al senso di misura dei colleghi. Il conduttore ha voluto chiarire che non si tratta di censura, ma di rigore deontologico, specie quando si maneggiano casi che hanno segnato profondamente l’opinione pubblica.
Io l'ho trovato di cattivo gusto, l'intervento della Direttrice di #Giallo #AlbinaPerri allo #statodellecose #massimogiletti #giletti #Brindani #Cairo pic.twitter.com/fEAEdgbPDb
— Marco Ferraglioni (@MFerraglioni) May 19, 2025
La difesa di Albina Perri: “Fonti credibili, non illazioni”
Pur confermando di non aver assistito direttamente alla presunta dichiarazione, Albina Perri ha sostenuto che la pubblicazione fosse basata su fonti attendibili. “Noi abbiamo fatto il nostro lavoro”, ha ribadito più volte. Per la direttrice di Giallo, l’intento non era gettare fango su nessuno, ma fornire un elemento nuovo che potesse essere oggetto di riflessione.
Giletti, però, ha contestato la linea editoriale del settimanale, sostenendo che simili titoli rischiano di alimentare teorie complottistiche e di danneggiare le persone coinvolte. “Il giornalismo ha una responsabilità enorme, soprattutto quando si occupa di casi che riguardano la vita delle persone”, ha ribadito il conduttore, ricevendo il sostegno di parte degli ospiti presenti in studio.
Una frattura che riflette un problema più ampio
La puntata di Lo Stato delle cose ha dunque offerto uno spaccato intenso e problematico del rapporto tra media e giustizia. Il duro confronto tra Massimo Giletti e Albina Perri ha rappresentato una crepa evidente nella comunità giornalistica, chiamata sempre più spesso a fare i conti con i limiti della narrazione televisiva e dell’informazione a effetto.
Il caso Garlasco, a quasi vent’anni di distanza, continua a sollevare questioni irrisolte e a dividere l’opinione pubblica. Ma ciò che è emerso con forza dallo scontro in diretta è la necessità di un giornalismo più consapevole, capace di informare senza deformare, e di rispettare il confine tra verità processuale e ricostruzioni editoriali. Un confine che, lunedì sera, è sembrato più fragile che mai.