
Un’alba grigia avvolge le lande finlandesi, dove il confine con la Russia si stende per oltre mille chilometri, segnando la nuova frontiera d’Europa. Sulle colline nevose di Inari, i rotoli di filo spinato sono già sparsi lungo i fossi: anti-tank e anti-uomo, un tempo impensabili nonostante il Trattato di Ottawa, ormai sfiorato da rescissioni e deroghe. A sud, sull’isola di Eubea, la terra ha tremato per settimane; a nord, nei boschi di Karel’ia, un altro sussulto scuote ora l’Europa: un gigantesco campo d’addestramento russo, fotografato dai satelliti, è sorto in pochi mesi accanto alle piste di atterraggio e alle tende per elicotteri.
È stato Michael Kofman del Carnegie Endowment a metterlo in luce sul New York Times: «La Russia sta espandendo le sue forze come mai dal 2022. Vorrà affrontare la Nato». E infatti, mentre a Istanbul si parlava di pace, a ridosso di Vaalimaa e Nuijamaa, i soldati russi montavano postazioni di artiglieria e hangar per caccia MiG e Su-27; cinque vecchie basi dell’era sovietica venivano rimodernate, e squadriglie di Ka-52 volteggiavano sui laghi ghiacciati.
Dal 6 aprile 2009, quando L’Aquila venne devastata da un sisma di magnitudo 6.3, l’Italia ha imparato a rispettare l’imprevedibilità della natura. Ma ora, a est, a far tremare il terreno non è una faglia geologica: è la volontà del Cremlino di trasformare il proprio esercito in un’armata pronta a dominare l’Europa Orientale, anche dopo la fine della guerra in Ucraina.
Ecco allora il volto che diventerà l’emblema di questa rifondazione: Andrey Mordvichev, 49 anni, il generale che mai ha conosciuto la sconfitta. Nato in Kazakhistan, l’uomo che secondo Kiev ha deciso la sorte di 25.000 civili a Mariupol, ora comanda non più i battaglioni al fronte, ma il rinnovamento dell’intera struttura militare. Solo pochi mesi fa, nel 2023, lo si dava per morto: un raid ucraino lo avrebbe cancellato dal Donbass. Invece, pronto come un’ombra, è riemerso per guidare le sue truppe verso la conquista di Avdiivka, città-fortezza, spezzandola in quadranti controllati da carri armati, cannoni e droni kamikaze. In quattro mesi, la città è caduta, e con essa è cambiata la natura stessa del conflitto: più lento, più pesante, più russo.

Alla domanda “Pronti a scontrarci con la Nato?” — concessa al canale statale nel 2023 — Mordvichev rispose con fredda sicurezza: “Saranno molto più deboli degli ucraini; la nostra scuola sovietica vale più di qualsiasi altra”. Così, mentre il Cremlino lo promuove a capo del rinnovamento, il generale prepara ordigni plananti e nuove tattiche di assedio, insegnando all’esercito a rinascere dall’esperienza ucraina.
Ecco la nuova Cortina di Ferro, fatta non di filo spinato e mine, ma di caccia radarati, di elicotteri pronti al lancio e di uomini temprati da mesi di guerra. L’Europa guarda a est con apprensione: il sisma che scuote il continente stavolta non è sotto i piedi, ma nei cieli e nella pianura. E mentre la diplomazia fatica a tenere aperto un corridoio di pace, la Russia getta le basi per un futuro bellico in cui le antiche rotte tra Helsinki e Varsavia saranno costellate di tornado e dardi d’acciaio.