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Travaglio, che figuraccia: il giornalista costretto a chiedere scusa

Pubblicato: 14/11/2025 08:45

La vicenda delle citazioni false attribuite a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è tornata al centro del dibattito mediatico dopo le scuse pubbliche di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano. In un editoriale, il direttore ha riconosciuto l’errore commesso dal giornale nell’aver rilanciato due frasi attribuite ai magistrati simbolo dell’antimafia, rivelatesi poi non autentiche.
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Travaglio ha sottolineato come, a differenza dei “bufalari che raccontano volutamente una ventina di balle al giorno”, quando sul Fatto si sbaglia ci si assuma la responsabilità e si chieda scusa. Una presa di posizione netta, accompagnata dalla precisazione che quelle citazioni erano state considerate affidabili perché già circolanti in “pubblicazioni scritte e online”.

La ricostruzione delle fonti e il ruolo dei media

Le scuse hanno immediatamente scatenato un confronto acceso all’interno del mondo dell’informazione, riaccendendo il tema della verifica delle fonti e del controllo delle citazioni storiche. Tra i primi a intervenire c’è stato Luciano Capone, giornalista del Foglio, che ha illustrato la diffusione dei due falsi attribuiti ai magistrati.

Capone ha ricordato che quelle frasi erano state rilanciate anche in televisione, rispettivamente a “diMartedì” dal pm Nicola Gratteri e a “Piazzapulita”, contribuendo a far esplodere il caso. La questione coinvolge una falsa intervista su Repubblica attribuita a Falcone e un falso passaggio televisivo legato a Borsellino, da tempo circolanti nel dibattito sulla separazione delle carriere, tema da sempre molto divisivo.

grazia graziadei travaglio

Social in fermento e ricerca del “paziente zero”

Nel suo intervento, Capone ha cercato di risalire alla prima comparsa delle due frasi apocrife, parlando di un possibile “paziente zero” dell’intera vicenda. Senza attribuire responsabilità definitive, ha segnalato che l’unica pubblicazione precedente contenente entrambe le citazioni sembrerebbe essere un articolo di Giulio Cavalli uscito su “La Notizia” lo scorso luglio.

Da qui la domanda rivolta direttamente all’autore: “Qual è la tua fonte?”. Una richiesta che apre uno spiraglio sul modo in cui una fake news ben confezionata, specie se legata a figure autorevoli, possa diffondersi rapidamente fino a raggiungere redazioni e programmi televisivi.

Un caso esemplare sul tema dell’affidabilità

La polemica mette in luce la vulnerabilità del sistema informativo quando la velocità di pubblicazione supera il rigore del controllo. Le scuse di Marco Travaglio rappresentano un gesto significativo, ma mostrano anche come anche testate attente possano cadere nella trappola di fonti apparentemente affidabili che però non vengono verificate fino in fondo.

La vicenda delle citazioni false attribuite a Falcone e Borsellino diventa così un caso emblematico della sfida che il giornalismo contemporaneo deve affrontare: distinguere ciò che è semplicemente plausibile da ciò che è realmente vero. Una sfida che questa volta ha coinvolto figure di primo piano della stampa italiana e che continuerà a far discutere ancora a lungo.

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