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Export, 2020 in flessione ma 2021 in ripresa

Pubblicato: 29/09/2020 13:39

L’export è un importante traino di crescita per l’Italia, sono poche le filiere produttive che non dipendono da importazioni dall’estero. Per il 2020, l’avvento della pandemia e le misure di contenimento del contagio, che hanno posto forti limitazioni agli spostamenti delle persone e dei beni, e hanno costretto numerose realtà economiche a sospendere le attività, hanno influito pesantemente nei risultati della prima parte dell’anno. L’export italiano è calato ai livelli di quattro anni fa. Segnando nel primo semestre una flessione del 15,3% rispetto allo stesso periodo del 2019.
I numeri e le previsioni dell’ultimo rapporto SACE prevedono però una ripresa dell’export nel 2021.

Scenario ottimistico per il 2021

In uno scenario di contenimento della pandemia entro la fine di quest’anno e di efficacia delle misure di politica economica adottate, è comunque possibile prevedere un recupero completo già nel 2021. Secondo SACE, le esportazioni italiane cresceranno complessivamente oltre il 5% in media annua a partire dal 2021.
La ripresa però sarà diversa a seconda dei settori e dei paesi. Con la pandemia ancora in atto, infatti, la ripresa delle singole economie nazionali è molto variegata. A ciò si aggiungono altri elementi che da anni, ormai, influenzano il commercio internazionale, come il protezionismo o l’instabilità geopolitica.

Export italiano, dati SACE 2020 e previsioni 2021

I mercati più promettenti

SACE individua alcuni mercati da presidiare per sfruttare una ripartenza più veloce della domanda. Tra questi vi sono: Germania, Stati Uniti (con le incognite legate al contenimento della pandemia), Svizzera, Cina, Russia, Giappone, Repubblica Ceca, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Marocco e Vietnam.
In questi paesi esteri, i settori che offriranno maggiori opportunità sono il comparto farmaceutico negli Stati Uniti e in Cina, le energie rinnovabili in Marocco e Colombia, l’agribusiness e la trasformazione alimentare in Perù e India, la sanità in Russia e Arabia Saudita, le infrastrutture in Messico e negli Emirati Arabi Uniti, le utility energetiche in Sudafrica.

I settori dalla ripresa più veloce

La velocità del recupero di quanto “perso” dipenderà, oltre che dai mercati di sbocco, anche dai diversi settori di attività.
L’export italiano di servizi, ad esempio, dopo il crollo atteso nel 2020 (-29,5% il dato di consuntivo relativo al primo trimestre dell’anno, influenzato principalmente dal turismo) dovrebbe tornare ai livelli pre-crisi Covid già nel prossimo anno.
Diverso sarà il destino di alcuni settori dei beni intermedi, come i metalli e i prodotti in gomma e plastica. La dinamica della chimica risulterà meno impattata nel 2020 grazie alla componente della farmaceutica. Criticità sono attese per i beni di consumo, in particolare nel settore della moda. Incertezza anche per i beni di investimento, soprattutto per il segmento automotive, già in difficoltà pre Covid-19, con qualche spiraglio positivo per i veicoli più green.
Tengono invece le esportazioni italiane di agricoltura e alimentari, da sempre protagoniste di una domanda sostenuta.

Export italiano, dati SACE 2020 e previsioni 2021

Se ci fosse un nuovo lockdown?

SACE ha considerato nel suo documento di previsioni l’eventualità di un nuovo lockdown su scala globale nei primi mesi del 2021. Un secondo scenario alternativo ipotizza che le restrizioni all’attività economica e le misure di distanziamento sociale, a oggi ancora presenti in molte nazioni, siano allentate più lentamente. In entrambi i casi, le restrizioni al movimento delle persone e ai processi produttivi sia nazionali che internazionali accentuerebbe il crollo dell’export italiano, che nel 2020 segnerebbe, rispettivamente nei due scenari, -12% e -21,2%.