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Vanessa Incontrada, Favino, Cortellesi: i monologhi più belli degli ultimi 10 anni

Pubblicato: 19/12/2019 12:03

Abbiamo avuto modo di discorrere sulle parole, i termini coniati e riesumati che hanno caratterizzato questi ultimi 10 anni, abbiamo parlato di arte e di provocazioni, di mode e influencer. Ed è ora tempo di dedicarsi, ancora una volta, all’arte, alla performance, alla commedia, alla grande eredità che ci lasciarono greci e latini, il teatro. Dieci anni di monologhi, di riflessioni e lacrime, soliloqui che hanno cavalcato l’onda del tempo, degli avvenimenti e che ci ricordano oggi anche chi siamo stati.

La morte del padre – Brignano, Mio padre

Ninna nanna che è finita che si è appena addormentato che domani non lavora non vuole essere svegliato

Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita“, diceva De Filippo che sul palcoscenico ha piantato le sue radici. Ripercorrendo a ritroso i monologhi più belli che hanno caratterizzato questi ultimi 10 anni, bisogna stabilirne un primo, il più datato: quello di Enrico Brignano. Come dimenticare quando, dopo la morte del padre nell’agosto dell’ormai lontano 2011, il comico e attore portò sul palco lo strazio di un figlio di fronte alla scomparsa della figura paterna. Una poesia che a distanza di anni continua a rivivere in quei versi che fecero commuovere e che tuttora continuano ad emozionare.

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L’imperfetta bellezza – Littizzetto, Festival di Sanremo 2014

La verità è che uno nella vita può fare quello che vuole ma la bellezza non è perfezione, è strappo, inquietudine. Siamo tutti diversi, a volte drammaticamente, ma un mondo di uguali è orribile, un incubo, era così nei sistemi totalitari, dove si ammazzavano i diversi

Spesso e volentieri, anche lo stesso palco del Festival di Sanremo, che quest’anno compirà i suoi primi 70 anni di vita, è stato il teatro di forti emozioni, di discorsi che hanno segnato la storia della televisione e che tuttora il pubblico ricorda con amorevole nostalgia. Correva l’anno 2014 quando Luciana Littizzetto, ospite sanremese, volle portare di fronte alla kermesse dell’Ariston un disarmate flusso di coscienza avente per tema la bellezza, quella vera, quella che non conosce perfezione e diffida della chirurgia. Un monito su un tema che tuttora continua ad essere drammaticamente dibattuto e che nel tempo ha saputo tramutarsi in ossessione, mostrando nel suo eccesso, tutta la sua violenza.

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Il bullismo, Giancarlo Catino – Cortellesi, Mengoni, Laura&Paola 2016

La verità è che mi vergognavo a parlare con i miei… la verità è che vorrei essere diverso… stamattina sono entrato nella palestra di scuola mia e ho puntato il più carogna dei miei compagni. l’ho guardato fisso negli occhi e ho pensato che volevo sconfiggerlo. Così l’ho abbracciato… e ho vinto io. Mi chiamo Giancarlo Catino e credo nell’amicizia

Come abbiamo già avuto modo di dire, il teatro e l’arte hanno sempre avuto l’impressionante capacità di riflettere i tormenti dell’io corrente, le frustrazioni dell’uomo mutante, l’inesorabile riflettere nel vortice dell’evoluzione del tempo. Cambiamenti, metamorfosi, fratture: era il 2016 quando l’arte decise di avvolgere nella sua drammaticità un tema che ancora insidia il presente, terribilmente attuale come il bullismo. Mi chiamo Giancarlo Catino, qualcuno lo ricorderà: era il 2016 e sul palco dello show Laura&Paola, una Paola Cortellesi quanto mai emozionata in coppia con Marco Mengoni, portavano davanti agli occhi ciechi degli spettatori la violenza tra i banchi di scuola.

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La paura dell’omofobia – Virginia Raffaele, Facciamo che io ero 2017

Ci sono paure reali e paure immaginarie. Ieri era la giornata mondiale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Era una giornata contro la paura. Ora, in un Paese come questo devastato dalla crisi economica, dalla permanente instabilità politica che deve fronteggiare terremoti, affrontare il dramma del lavoro, resistere ad Equitalia, ancora si ha la testa, si ha lo spirito e si trovano le energie per avere paura di chi vuole amarsi semplicemente come gli pare. Ma è mai possibile. Forse tra tutte le paure questa è la più stupida. No? Dicono tutti così

Era il 2017 quando Virginia Raffaele, l’amata comica , si esibiva sul palco del suo woman show, Facciamo che io ero. Un discorso ampio e toccante sull’intolleranza dilagante, sull’omofobia, tema che come tutti gli altri, è ancora purtroppo all’ordine del giorno.

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La violenza sulle donne, la violenza della lingua – Paola Cortellesi, David di Donatello 2018

Un cortigiano: un uomo che vive a corte; una cortigiana: una mignotta. Un uomo di strada: un uomo del popolo. Una donna di strada: una mignotta”. Sono solo parole, ma la discriminazione nei confronti delle donne parte proprio da qui. Io che sono donna le sento da tutta una vita e non me sono mai accorta. Sono soltanto parole, certo, però se fossero la traduzione dei pensieri allora sarebbe grave, sarebbe proprio un incubo

Impossibile dimenticare le parole, ancora una volta, di Paola Cortellesi. L’occasione, in questo caso, fu la cerimonia dei David di Donatello avvenuta nel 2018. Un monologo, quello portato in scena dalla Cortellesi, scritto da Stefano Bartezzaghi: un discorso sulla lingua, smascherata nella sua violenta discriminazione, messa a nudo laddove si è annidato il maschilismo nella sua più banale forma. Parole, soltanto parole… parole che possono uccidere, che possono distorcere la realtà, che possono alienare.

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La solitudine dello straniero – Favino, Festival di Sanremo 2018

Io sono stato a sentire tutto questo e mi sono detto che da tutte le parti è la stessa cosa più mi faccio prendere a calci in culo e più sarò straniero loro finiscono qua e io finirò laggiù laggiù dove tutto quello che si muove sta nascosto nelle montagne. Io ho ascoltato tutto questo e mi sono detto: “Io non mi muovo più, se non c’è lavoro non lavoro se il lavoro mi deve far diventare matto e mi devono prendere a calci in culo, io non lavoro più. Io voglio sdraiarmi, una buona volta, voglio spiegarmi, voglio l’erba l’ombra degli alberi, voglio urlare, voglio poter urlare, anche se poi mi sparano addosso

Sempre nel 2018, a stregare ancora una volta la kermesse sanremese, era stato Pierfrancesco Favino, visibilmente commosso e provato lui stesso sul palco del Festival di Sanremo nel recitare La nuit juste avante les forêts, di Bernard-Marie Koltès. Sofferenza e insofferenza dello stare insieme, il primordiale bisogno di confrontarsi, di avvicinarsi e al tempo stesso la paura del diverso. La volontaria e personale intenzione di portare sul palco un monologo sulla figura dello “straniero”, riportando a galla dunque un tema politico. Porre l’accento sulla condizione di essere stranieri, sulla solitudine che solamente uno straniero talvolta può conoscere, subire.

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La perfezione non esiste – Vanessa Incontrada, 20 anni che siamo italiani 2019

A volte vorrei parlare alla Vanessa di 20 anni fa e darle un piccolo consiglio: Vani smetti di voler essere diversa da quello che sei perché tanto la perfezione non esiste. Io volevo diventare ciò che non sono, tutti mi volevano diversa. Ma tutti chi? Ho perso tempo a cercare di essere giusta dimenticandomi di essere felice

Una storia personale, la denuncia manifesta di una sofferenza vissuta in prima persona. Accompagnata dalle lacrime, in tempi recentissimi, Vanessa Incontrada ha sbattuto in faccia al pubblico la bellezza della sua imperfezione. Il frutto di un lungo e insidioso processo di accettazione, di cattiveria, di critiche demolenti. Il tema del body shaming, il bullismo che mina le forme del corpo e che può distruggere l’anima, l’autostima, le persone. Ma la stessa Incontrada, personificata nelle sue parole, ci ha insegnato che la perfezione, non esiste.

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Ultimo Aggiornamento: 19/12/2019 12:28