Si è tenuta oggi presso il Tribunale di Cassino l’udienza preliminare per il caso del delitto di Arce, noto anche come omicidio Mollicone. Alla sbarra ci sono cinque persone: l’ex maresciallo Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco, il maresciallo Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano.
Il gup però ha rinviato l’udienza, dopo aver ammesso la costituzione in parte civile dell’Arma dei Carabinieri, e non solo, in caso di processo.
Arma dei Carabinieri parte civile
L’udienza per il caso del delitto di Arce è stata rinviata al 7 febbraio prossimo, solo allora il gup di Cassino prenderà una decisione in merito al procedimento giudiziario. L’udienza è stata rinviata a seguito dell’esame di alcune eccezioni sollevate dagli avvocati difensori. Non solo il 7 febbraio, ma anche altre date sono state calendarizzate per analizzare le questioni preliminari.
Durante l’udienza di oggi è stato però deciso che, in caso di processo, l’Arma dei Carabinieri, i familiari del brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nel 2008 e quelli di Serena Mollicone, possono costituirsi parte civile.
Franco Mottola è fiducioso
Una vicenda ancora avvolta nel mistero dal quel giorno di giugno del 2001 quando, secondo la testimonianza del brigadiere Santino Tuzi, Serena Mollicone entrava in caserma ad Arce per denunciare traffici illeciti che vedevano protagonista Marco Mottola, figlio del maresciallo Franco. Mottola, per poi sparire nel nulla. Il corpo della giovane è stato rinvenuto pochi giorni dopo in un boschetto di Anitrella.
L’ex maresciallo Mottola si è detto fiducioso in merito all’udienza. Lui e il figlio hanno rotto il silenzio con una conferenza stampa lo scorso sabato. Uscendo dal tribunale ha rilasciato una brevissima dichiarazione: “Siamo fiduciosi e siamo innocenti”, ha ribadito all’AdnKronos.
Una battaglia per la verità
In aula c’erano anche la figlia di Santino Tuzi, Maria, che si batte per la verità per suo padre. L’ex brigadiere è morto suicida nel 2008, ma anche la sua morte desta sospetti. Tuzi era il testimone che aveva visto Serena Mollicone entrare in caserma, testimonianza che è stata più volte smentita. Il maresciallo Vincenzo Quatrale, uno dei quattro imputati è anche accusato di istigazione al suicidio. “Piano piano arriveremo alla verità. Anche se non c’è più, oggi con noi c’è anche mio padre con le testimonianze che ha lasciato e le piccole cose che abbiamo trovato nei documenti”.
Presente in aula anche l’avvocato della famiglia Mollicone, Dario De Santis che, sempre all’Adn ha dichiarato: “Io mi batterò ancora per Guglielmo affinché ci sia giustizia per Serena. Auspico che tutti quelli che hanno sostenuto questa battaglia fino ad oggi continuino a farlo”. Guglielmo Mollicone è ancora ricoverato in rianimazione in gravi condizioni a seguito in un infarto che lo ha colpito lo scorso novembre.