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Coronavirus, c’è una speranza: vaccino testato sull’uomo in estate

Pubblicato: 22/04/2020 11:33

La lotta al Coronavirus, in questo momento, si sta combattendo su 3 fronti. Da una parte c’è il contenimento con le disposizioni del ministero per un’ancora incerta fase di “convivenza con il virus” (lafase 2). Dall’altra parte c’è la sperimentazione farmacologica, che ha permesso negli ultimi due mesi di scoprire nuove terapie farmacologiche grazie all’utilizzo di farmaci utilizzati per altre patologie.

In ultimo, la battaglia contro il Sars-CoV-2 si combatte con la ricerca di un vaccino, spiegabilmente un prodotto che possa coprire sia questo coronavirus che altri. Le tempistiche di ricerca del vaccino non sono facili da prevedere e data la complessità della ricerca molti Paesi hanno deciso di puntare sul contenimento e i farmaci: eppure, in questi giorni sono arrivate ottime notizie sulla possibilità di avere vaccini sperimentati sulla popolazione per ottobre.

Il Regno Unito scommette sul vaccino

Uno dei Paesi che sta puntando maggiormente sui vaccini è il Regno Unito. Accantonata l’idea di cercare l’immunità del gregge, ora il Segretario di Stato per la salute Matt Hancock fa sapere che si vuole puntare sulla ricerca del vaccino. Oxford ha infatti ricevuto dal governo 20 milioni di sterline per la ricerca, e sta lavorando su studi precedentemente fatti per un vaccino per la Mers (sindrome respiratoria provocata da un altro coronavirus, il Mers-CoV). Si sarebbe dunque partiti con un certo vantaggio da questi studi e da giovedì partiranno i primi test sulle persone, con l’idea di poter usare il vaccino sulla popolazione verso l’inizio dell’autunno.

Advent-Irbm: si passa direttamente alla sperimentazione sull’uomo

Insieme ad Oxford sta lavorando sul vaccino l’Imperial College di Londra e con l’Advent-Irbm, un’azienda di Pomezia. Oxford parla di 80% di possibilità che il vaccino funzioni e addirittura pare che lo si stia già producendo in massa, qualora funzionasse davvero. Il prodotto si baserebbe sull’utilizzo di un adenovirus (un virus piuttosto blando) nel quale sarebbe stata introdotta una parte di Sars-CoV-2. Una volta immesso nell’organismo, dovrebbe scatenare una risposta immunitaria e l’organismo dovrebbe imparare a riconoscere le spike-protein (il punto d’aggancio del virus) ed a reagire alle stesse. A quanto pare il cammino verso il vaccino si fa a galoppate veloci: ad Ansa, Advent-Irbm aveva dichiarato qualche giorno fa che si è deciso di passare direttamente alla fase di sperimentazione clinica sull’uomo in Inghilterra ritenendo, da parte della Irbm e della Oxford University, sufficientemente testata la non tossicità e l’efficacia del vaccino sulla base dei risultati di laboratorio, che sono stati particolarmente efficaci“.

Al via i test sull’uomo anche all’Università di Berna

Un’altra speranza arriva da Berna, in Svizzera. L’immunologo Martin Bachmann ha infatti fatto sapere tramite la United Nations Press Association che l’università di Berna sta lavorando ad un vaccino che sarà sperimentato entro l’inizio dell’estate e potrebbe essere messo a disposizione della popolazione a ottobre. Bachmann ha infatti dichiarato. “Abbiamo valide possibilità di riuscire in questa cosa. La Svizzera è storicamente conosciuta per essere pragmatica ed è molto predisposta a trovare un compromesso per ottenere il vaccino velocemente”.

Come produrre tutte le dosi di vaccino necessarie?

Sia le tempistiche del Regno Unito che quelle di Berna, naturalmente, sono da considerare con una certa prudenza: esse saranno effettive solo qualora tutti i test vadano a buon fine. Si intravede all’orizzonte anche un altro enorme problema, ovvero quello delle dosi: in queste circostanze sarebbe necessario produrre in un tempo molto breve una quantità enorme di dosi, e nessun Paese è al momento attrezzato in questo senso.

Tra coloro che comunque credono nel vaccino c’è anche Bill Gates, che sta finanziando una ricerca per un vaccino tramite la Bill e Melinda Gates Foundation, sotto l’occhio vigile della Food and Drug Administration.

Come si cerca un vaccino

 la ricerca di un vaccino comporta delle fasi e delle attese fisiologiche, che non sono modificabili più di tanto. La fase di identificazione e conoscenza del virus è solo la prima: nel momento in cui vengono scoperti i suoi “punti deboli” (ovvero le proteine verso le quali si dovrebbe rivolgere il vaccino) è necessaria una sperimentazione preclinica su animali e su colture cellulari.

Solo qualora questa sperimentazione fornisse risultati soddisfacenti, sia in merito all’efficacia che alla sicurezza del vaccino stesso, si passa alla sperimentazione sull’uomo, che avviene in 4 fasi, di cui 3 precedenti la commercializzazione. Ogni fase ha tempistiche proprie governate da un principio inscalfibile: “primo non nuocere”, ovvero evitare in ogni modo che la sperimentazione possa mettere a repentaglio coloro che vi vengono sottoposti, magari con la somministrazione di prodotti non del tutto sicuri.