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Afghanistan, Draghi traccia un bilancio dell’impegno italiano: “Sacrificio dei caduti non è vano, sono eroi”

Pubblicato: 17/08/2021 21:47

Mario Draghi fa il punto sulla strategia europea per affrontare la crisi afghana e parla dell’impegno italiano, tracciando un bilancio delle operazioni condotte negli ultimi 20 anni e di quelle che sono le nuove sfide sul tavolo dell’Occidente. “Il sacrificio dei caduti – sottolinea il Presidente del Consiglio – non è stato vano. Sono eroi“. E nelle stesse ore arrivano le prime dichiarazioni dei talebani che hanno preso il pieno potere nel cuore nevralgico di Kabul.

Afghanistan, Draghi sull’impegno italiano: “Sacrificio dei caduti non è vano, sono eroi

Voglio rivolgere un messaggio di affetto sincero alle famiglie dei 54 caduti, l’Italia ha perso 54 soldati nel corso di questi 20 anni e circa 700 feriti. Alle loro famiglie voglio dire che il loro sacrificio non è stato vano, sono eroi, hanno difeso i valori per cui erano stati inviati, le libertà fondamentali e i diritti delle donne, hanno fatto operazioni per prevenire il terrorismo, hanno fatto del bene“. Così il premier Draghi, in un’intervista al Tg1, interviene sulla crisi in Afghanistan dopo la presa del potere da parte dei talebani.

Il Presidente del Consiglio ha parlato delle prossime sfide per il Paese e l’Europa davanti all’emergenza umanitaria, sostenendo che l’Unione dimostrerà di essere all’altezza del delicato momento, storico e sociale, in cui si consuma il ritorno al passato in terra afghana.

La guerra in Afghanistan è la prima risposta degli Stati Uniti all’attentato alle Torri gemelle. Quindi il bilancio che noi traiamo non è un bilancio solo sulla guerra in Afghanistan, è di questi ultimi 20 anni e del ruolo che l’Occidente ha avuto in tutto il mondo arabo. Ma forse ancora più importante che guardare al passato e discutere di bilanci è tracciare il futuro“.

Crisi Afghanistan: continua il rimpatrio di diplomatici, militari e collaboratori afghani

Nel corso del suo intervento, Draghi ha sottolineato che proseguono le operazioni di rimpatrio dei diplomatici, dei militari e dei collaboratori afghani. “La gran parte della rappresentanza diplomatica è arrivata a Roma il 16 agosto – ha aggiunto –. Sul campo ci sono ancora delle squadre militari e dei diplomatici (molto pochi) che dovranno aiutare l’evacuazione di altri nostri concittadini, dei collaboratori afghani e delle loro famiglie quando le condizioni lo permetteranno. Voglio ringraziare tutte queste persone per il loro coraggio e la dedizione con cui svolgono il loro compito“.

La Farnesina, riporta Ansa, ha reso noto che l’Ambasciata d’Italia a Kabul, guidata da Vittorio Sandalli, dopo il rientro dall’Afghanistan si è ricostituita presso il Ministero degli Esteri, al pari delle altre rappresentanza diplomatiche europee ora operative in patria. Continua ad essere attivo, riferisce ancora l’agenzia, un presidio diplomatico italiano all’aeroporto di Kabul.

I talebani da Kabul: “Basta nemici, ma ritorniamo alla Sharia

Nelle stesse ore, arrivano le dichiarazioni ufficiali dei talebani saliti al potere a Kabul, rilasciate durante la prima conferenza per la rinascita dell’Emirato islamico. Promesse di un rispetto dell’ordine senza vendetta, ma “secondo la Sharia” (la legge islamica), e messaggi – la cui credibilità resta materia ignota e instabile – a garanzia del rispetto delle donne afghane, della loro inclusione ai vertici di governo e del loro accesso dell’istruzione.

Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, parla di “momento di orgoglio per l’intera nazione“. “Dopo 20 anni di lotte abbiamo liberato l’Afghanistan ed espulso gli stranieri – ha aggiunto davanti alle telecamere –. Abbiamo perdonato tutti coloro che hanno combattuto contro di noi. Le animosità sono finite. Non vogliamo nemici esterni o interni“.

Ci impegniamo per i diritti delle donne all’interno della Sharia. Lavoreranno fianco a fianco con noi. Non ci saranno discriminazioni“. I talebani aggiungono: “Nessuno sarà danneggiato, non vogliamo avere problemi con la comunità internazionale“. Secondo quanto dichiarato nella stessa conferenza, le donne dovranno indossare l’hijab e non il burqa.

Promettono anche un’amnistia, di cui restano al momento sconosciuti i destinatari. Fonti a Kabul, riportano le agenzie, sostengono che i combattenti islamici avrebbero già stilato liste di afghani che hanno cooperato con le forze straniere e per questo risulterebbero ricercati.

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2021 09:41