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Renzi: la Leopolda diventa il canto del cigno tra fronda di Italia Viva, liti con giornalisti e guai giudiziari

Pubblicato: 14/11/2021 13:30

Sembra un periodo nero per Matteo Renzi, coinvolto giornalmente in polemiche e costretto a giocare in difesa da molto tempo. Il senatore di Rignano, che vorrebbe essere l’ago della bilancia del Parlamento, si ritrova alle prese con più gatte da pelare che risultati. Dal punto di vista giudiziario c’è l’inchiesta Open che sta sviscerando il sistema di finanziamenti che lo sostengono, da cui sono derivati anche guai con i giornali che ficcano il naso nel flusso di cassa. Poi collaborazioni con esponenti di regimi non proprio ben visti dal punto di vista dei diritti umani e frequentazioni con sceicchi per le vacanze estive che finiscono in prima pagina. La fossa che il senatore di Rignano si sta scavando, però, vede in casa il fronte più scivoloso con esponenti di Italia Viva che sarebbero pronti all’addio.

Matteo Renzi perde la presa su Italia Viva? La fronda nel partito

Secondo La Repubblica sarebbero ben 10 gli esponenti di Italia Viva pronti ad abbandonare il leader dopo i ripetuti autogol degli ultimi tempi. Renzi, che conta sulla forza di 43 parlamentari tra Camera e Senato in Aule mai così frammentate politicamente, vorrebbe fare il bello e il cattivo tempo, come dimostra l’ultima vicenda del Ddl Zan. Una prova di forza che ha portato il senatore ad affossare la legge, e a tentare di dare la colpa al Partito Democratico che non sarebbe voluto scendere a patti. Una narrazione che non ha convinto il fronte progressista, e che ha visto anche sit-in organizzati davanti la sede di Italia Viva a Firenze in segno di protesta.

La débâcle sul Ddl Zan, però, può anche essere interpretata come la prima esercitazione sottobanco di una convergenza tra Italia Viva e la destra che Renzi prepara in visione dell’appuntamento più importante, quello per l’elezione del successore di Mattarella. Proprio l’avvicinamento al leader della Lega Matteo Salvini sarebbe la goccia che ha fatto traboccare il vaso per alcuni parlamentari, che non sarebbero disposti a spostarsi nell’area del centro-destra.

Italia Viva: 10 parlamentari pronti a lasciare Renzi

La Repubblica cita nomi e cognomi degli scissionisti, che starebbero aspettando la Leopolda per l’addio a Italia Viva. Gennaro Migliore, Leonardo Grimani, e altri tra senatori e deputati starebbero valutando le opzioni, non solo per rottura verso la linea politica ma anche per una questione di opportunità. I posti in lista in vista del taglio dei parlamentari che sarà effettivo dalla prossima legislatura saranno risicati e probabilmente riservati al giglio magico di Renzi, come Maria Elena Boschi. Il partito, inoltre, è inchiodato al 2%, il che rende le prospettive di rientrare remote per la maggior parte dei parlamentari.

L’allontanamento da Italia Viva è però rallentato da calcoli politici: dove approdare in alternativa? La questione del taglio di senatori e deputati pesa infatti anche sulla disponibilità di altre compagini politiche di aprire le porte. Il niet del Partito Democratico di Letta è forse più dovuto al piacere della vendetta a lungo attesa, ma altre case di progressisti, liberali e compagnia bella avrebbero apposto il rifiuto alle proposte dei renziani pentiti. I quali, mentre tastano il terreno, fanno voto di silenzio sulla presunta congiura fino al dubbio svolgimento.

La replica di Renzi: “Dicono tante cose. Lasciamoli dire”

Di fronte a questi retroscena diffusi a mezzo stampa e finiti nel dibattito pubblico, Matteo Renzi non tace. Il segretario di Italia Viva, che negli ultimi giorni è finito nel mirino per vari episodi, si sfoga su Facebook, bollando come dicerie le voci che si susseguono. “Dividere la realtà dalle bugie e lottare per la verità è un lavoro a tempo pieno ma divertente. Dicono che Italia Viva ha fatto l’accordo con Salvini e dimenticano che se non c’è il governo del Papeete, quello dei pieni poteri, è grazie alla nostra scelta del 2019“, di difende Renzi.

Sulle possibili defezioni, Renzi imbecca: “Dicono che stanno scappando tutti da Italia Viva e dimenticano che siamo pieni di prenotazioni per la Leopolda, con migliaia di persone che stanno contribuendo con idee, suggerimenti, contributi economici (…) Dicono tante cose. Lasciamoli dire. A tutte le polemiche, gli attacchi, le insinuazioni rispondiamo con il sorriso più grande“.

Post Facebook di Matteo Renzi

Il canto del cigno di Matteo Renzi

La difesa serrata purtroppo potrebbe non bastare a trasmettere quel senso di sicurezza di un leader sempre più traballante. Ultima grana in ordine di tempo, Renzi ha dovuto fare i conti con una stampa sempre meno accondiscendente nei suoi confronti. Dopo la pubblicazione dei soldi che il senatore ha guadagnato legalmente (ma che provengono da finanziatori abbastanza dubbi) con le sue conferenze da parte de Il Fatto Quotidiano, il senatore è stato protagonista di una resa dei conti televisiva a Otto e mezzo.

Marco Travaglio ha rivelato un progetto di dossieraggio di giornalisti e politici che Renzi avrebbe studiato insieme a Fabrizio Rondolino dopo la sconfitta al referendum, in parte ma non del tutto smentito dal senatore. L’obiettivo sarebbe stato spingere all’astensionismo gli elettori del Movimento 5 Stelle e adottare strategie mediatiche per colpire gli avversari tramite un’agenzia creata ad hoc.

Rivelazioni finite al centro della discussione, che si aggiungono a una lunga serie di complicate questioni che fanno cedere sempre di più la terra sotto i piedi di Renzi. Che dire dell’inchiesta Open per cui il senatore e i fedelissimi Boschi e Lotti sono indagati? Poi i soldi presi dall’Arabia Saudita, di cui ora si interessa anche il Copasir.

Gli incontri con agenti di servizi segreti negli autogrill rivelati da Report, le accuse di usare una “Bestia” social parallela, la marginalizzazione al centro senza sponda nel centro-sinistra (porta chiusa dal PD) e nel centro-destra (impossibile fidarsi di Salvini). Un’impalcatura di rapporti e strumenti che Renzi ha costruito per assicurarsi una rilevanza ma che ora rischiano di crollargli addosso tutti insieme. E la Leopolda, nata per celebrare il potere del leader, potrebbe quest’anno diventarne l’epitaffio.