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Famiglia sterminata a Irpin durante la fuga a Kiev, civili intrappolati a Mariupol. Zelensky: “Non dimenticheremo”

Pubblicato: 07/03/2022 00:11

Drammatico il bilancio dell’undicesima giornata dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, le cui truppe bersagliano i civili. Lo dimostrano gli attacchi a colpi di mortaio a Irpin, nelle vicinanze di Kiev, che hanno mirato ai civili in fuga nella capitale assediata. A Mariupol si impedisce il corridoio umanitario per l’evacuazione della popolazione rimasta, circa 200mila persone che vivono in condizioni critiche, senza corrente, acqua e cibo. Sono migliaia le vittime del conflitto, 2mila secondo l’ultimo conteggio, ma è impossibile conoscere le vere dimensioni della strage che va avanti nel Paese.

Irpin, famiglia uccisa da colpi di mortaio durante l’evacuazione da Kiev

Un disperato tentativo di fuggire dalla città di Kiev assediata dall’esercito russo è finito in tragedia per una famiglia di quattro persone. Un team del New York Times, presente sul posto, ha ripreso i mortai russi che hanno preso di mira la strada usata dai civili che, a piccoli gruppi, scappavano da Irpin, nella periferia nord-occidentale della capitale. Diverse centinaia di persone si sono raggruppate intorno al ponte sul fiume Irpin, abbattuto per rallentare l’avanzata russa, per poi percorrere velocemente la parte di strada scoperta e tentare la fuga.

I colpi di mortaio russi, che in un primo momento sarebbero caduti a circa 90 metri dalla strada, verso il ponte, sono stati poi indirizzati verso la strada percorsa da gruppi di civili. Presenti sul posto solo una dozzina di soldati ucraini, che stavano aiutando la popolazione a evacuare. Si è cercato un riparo nel fuggi fuggi, ma non ci sono punti coperti in quella parte della via. Un colpo di mortaio ha causato la morte di una madre e dei due figli, la più piccola dei quali di circa 8 anni. Morti sul colpo, mentre sarebbe sopravvissuto il padre, incosciente e con gravi ferite.

Le parole di Zelensky: “Puniremo chiunque commetta atrocità”

Non è chiaro se i russi abbiano intenzionalmente mirato ai civili o se non fossero preoccupati che potessero finire vittime del fuoco contro altri obiettivi, ma l’attacco indiscriminato ha provocato la dura condanna del presidente ucraino Zelensky. The Kyiv Indipendent riporta le parole del capo di governo: “Oggi, una famiglia di quattro persone, genitori e due figli, sono stati uccisi a Irpin mentre cercavano di lasciare la città. Noi non perdoneremo. Noi non dimenticheremo“.

Zelensky ha continuato: “Puniremo chiunque commetta atrocità in questa guerra. Troveremo ogni rifiuto che sta bombardando le nostre città, il nostro popolo, che sta sparando missili, che sta dando ordini“. Il presidente ha poi sottolineato come “la spregiudicatezza” della Russia sia un chiaro segnale per l’Occidente che le sanzioni imposte a Mosca non sono abbastanza: “Non potete nascondervi dalla realtà“.

Bloccato il corridoio umanitario a Mariupol: 200mila civili intrappolati

Non sono migliori le notizie nel Sud dell’Ucraina, dove continua l’avanzata russa. Per il secondo giorno consecutivo è stato reso impossibile il corridoio umanitario per permettere ai civili di fuggire, nonostante le rassicurazioni di Putin che la Russia non avrebbe impedito l’evacuazione. La Croce Rossa Internazionale ha denunciato che “tra le devastanti scene di sofferenza umana a Mariupol, un secondo tentativo oggi di iniziare l’evacuazione di una popolazione stimata di 200mila persone si è fermata“. L’organizzazione umanitaria ha chiarito che il fallimento di oggi e di ieri “sottolinea l’assenza di un accordo dettagliato e funzionante tra le parti del conflitto“.

La morte di Kirill, 18 mesi, nell’ospedale di Mariupol

Nella città sotto assedio da giorni manca corrente elettrica e acqua. L’AP ha raccolto immagini strazianti da un ospedale di Mariupol, dove un bambino è diventato emblematico della situazione disperata dei civili. Kirill, 18 mesi, è stato portato in ospedale dai genitori Fedor e Marina Yatsko, giovanissimi. Il padre lo ha tenuto in braccio avvolto in una copertina azzurra macchiata di sangue, ha corso disperatamente nei corridoi. Inutili i tentativi dei medici di rianimarlo, documentati dalla fotogiornalista Evgeniy Maloletka. Il piccolo è un’altro delle centinaia di bambini vittime del conflitto.