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Conte pronto a “un passo indietro”: oggi voto per la guida del Movimento. Rottura sull’aumento della spesa militare

Pubblicato: 27/03/2022 10:05

Oggi gli iscritti al Movimento 5 Stelle sono chiamati a votare sulla leadership di Giuseppe Conte, dopo i tafferugli legali che hanno minato il presidente. Conte, in un video, lancia una vera e propria chiamata alle armi dichiarandosi pronto ad abbandonare la guida del partito in caso non raggiungesse i numeri sperati per l’investitura. Sullo sfondo c’è la contesa con Luigi Di Maio, che trova motivo di rottura nelle diverse posizioni sull’aumento della spesa militare. Conte si dice contrario a questo repentino aumento, che porterebbe l’investimento italiano da 25 a 38 miliardi di euro l’anno.

Conte si prepara al voto del Movimento 5 Stelle

Si apre oggi l’assemblea degli iscritti del Movimento 5 Stelle, che dalle 8 alle 22 del 27 e 28 marzo sono chiamati a esprimersi sulla leadership di Conte e su altre cariche importanti all’interno della formazione politica, come gli appartenenti al Collegio dei Probiviri. Conte ieri ha pubblicato un video in cui detta chiaramente la sua linea, appellandosi agli iscritti per confermargli di nuovo la loro fiducia dopo le vicende giudiziarie che ne hanno messo in dubbio la legittimità.

L’ex presidente del Consiglio illustra il suo programma, dal salario minimo all’investimento in rinnovabili, indicando inoltre forze contrarie al suo sforzo di rinnovamento del Movimento. L’allusione non può che essere rivolta al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che da mesi mina il corso contiano. Ultimo motivo di divisione è proprio l’aumento della spesa militare, che vede nel ministro uno strenuo sostenitore.

Conte: pronto al “passo indietro” con un risultato risicato

È quasi una minaccia quella di Giuseppe Conte, il quale annuncia che “non mi interessa prendere il 50% più 1 dei voti. Anzi, dico di più: se il risultato fosse così risicato, sarei il primo a fare un passo indietro“. Per il presidente pentastellato la via obbligata in caso di un’investitura zoppa sarebbe lasciare “immediatamente il Movimento, che in questo momento ha bisogno di una leadership forte” per continuare sul percorso di rinnovamento avviato dalla sua presidenza. Rinnovo che “ha incontrato anche al nostro interno delle resistenze“, continua Conte, “ha prodotto alcuni malumori e distinguo“.

L’ex premier dichiara che il tempo del Movimento 5 Stelle “litigioso” è però terminato: “Non posso – per rispetto di tutti quelli credono in questo progetto – accettare che ci sia chi rema contro le nostre battaglie, la nostra azione politica“, soprattutto se c’è “proprio al nostro interno chi lavora per interessi propri“. L’allusione non può che essere rivolta proprio a Luigi Di Maio, che da mesi sembra sempre più insofferente al corso contiano, da cui si smarca con il suo piglio governista.

Il programma di Conte e il nodo dell’aumento della spesa militare

Con il ministro degli Esteri, l’ultima rottura si è consumata intorno all’aumento della spesa militare che sta creando divisioni all’interno del governo Draghi, con la maggioranza che lo supporta e parti di M5S e Lega che si dicono preoccupati dal rapido incremento a fronte degli strascichi economici che il Paese vive dopo la pandemia.

Sarò il presidente di un Movimento che dice no a un aumento massiccio delle spese militari a carico del bilancio dello Stato“, dichiara infatti Conte, “soprattutto in un momento del genere, ma che dice sì a un investimento shock sulla transizione energetica verso le rinnovabili“, e a sostegni “a imprese e famiglie in crisi, a lavoratori che devono scegliere se pagare la bolletta che raddoppia, fare la spesa o il pieno di carburante“. Posizioni che appunto non condivide con il ritrovato spirito atlantista di Di Maio, che si allinea invece senza riserve alla maggioranza Draghi sulla questione.

Tra gli altri punti elencati da Conte c’è poi la battaglia per il salario minimo, investimenti sulla Sanità e i giovani, messi in contrapposizione a un Movimento che diventa “una forza politica estremamente moderata, conservatrice, compatibile con il passato, timorosa del futuro“. La sferzata arriva anche ai presunti alleati del PD: “Non votatemi“, dichiara Conte, “se volete un M5S che si sforzi di piacere a tutti – anche a costo di essere la brutta copia di altri partiti divisi in correnti“.