Padova è in fermento. Inizia oggi, infatti, il processo civile contro 33 coppie lesbiche i cui 37 figli sono stati riconosciuti alla nascita dal 2017 a oggi dal sindaco della città veneta Sergio Giordani. La colpa, secondo l’accusa, è quella di aver ottenuto la trascrizione dei figli, vietata dalla circolare del ministro dell’Interno Piantedosi e impugnata con effetto retroattivo dalla Procura. Ma le cosiddette mamme arcobaleno non si arrendono, e poco fa è arrivata una notizia felice: sarà la Corte Costituzionale ad esprimersi definitivamente.
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Mamme arcobaleno a processo a Padova
In concomitanza con l’inizio del processo di Padova, le mamme arcobaleno saranno in piazza oggi e ogni martedì, fino alla alla vigilia di Natale, allo scopo di difendere i loro figli. Il tribunale, in pratica, dovrà decidere se rendere i loro 37 figli, che hanno da 40 giorni a 8 anni, legalmente orfani di una delle due madri.
Il processo di Padova contro le mamme arcobaleno ha avuto il suo prologo quando, in seguito alla circolare di Piantedosi, la Procura veneta ha deciso di impugnare tutti i certificati di bambini nati in famiglie omogenitoriali. Se alla fine il tribunale deciderà davvero di rettificare gli atti di nascita, le mamme non biologiche perderanno qualunque diritto nei confronti dei loro figli.
“La Procura non si è limitata, come a Milano, ad impugnare le ultime registrazioni. – denuncia l’avvocato Michele Giarratano, che difende 15 delle 33 coppie – Ma è andata indietro nel tempo, fino al 2017, decidendo di annullare i certificati anche di bimbi che oggi hanno 7 anni. La Giustizia è chiamata a decidere se da domani a questi figli va cancellata per decreto una delle due mamme, quella che non li ha partoriti. La Giustizia però è del preminente interesse del minore che si dovrebbe occupare e mi chiedo se togliere una madre ad un bambino, senza tenere dei legami, degli affetti, quindi renderlo di fatto orfano di una delle due genitrici, sia un’azione davvero nel suo interesse. Sarà una battaglia lunga”.
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