
Eleonora Binando, una donna di 33 anni, ha deciso di rompere il silenzio su anni di abusi subiti dal suo ex maestro di canto. “Ho subito abusi dal mio ex maestro di canto per molti anni. Troppi. Da quando ne avevo 13”, ha raccontato la protagonista di questa storia di dolore e rinascita affidata a La Stampa mentre è ricoverata nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Ivrea.
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Nonostante la sofferenza, Eleonora ha trovato la forza di parlare per aiutare altre vittime di violenza e per sensibilizzare sull’anoressia, malattia che l’ha colpita a causa dei traumi subiti. Gli abusi sono iniziati quando Eleonora aveva solo 13 anni. Il suo maestro di canto, Mauro Ginestrone, oggi 66enne, l’ha manipolata e sfruttata: “Io l’ho conosciuto alla fine della quinta elementare. Ero nelle voci bianche. Lui era il mio maestro a scuola”, racconta Eleonora. Gli incontri individuali si sono trasformati in un incubo di violenza e coercizione. Ginestrone, ex tenore del coro del teatro Regio di Torino, ha sempre negato le accuse, sostenendo di essere incapace di commettere tali atti a causa di una grave psoriasi.
La condanna a Mauro Ginestrone
Nonostante la difesa dell’accusato, il tribunale di Ivrea ha recentemente condannato Ginestrone a cinque anni di carcere. La sentenza è stata un riconoscimento del coraggio di Eleonora e della gravità delle sue accuse. La pm Elena Parato ha sottolineato il legame tra le violenze subite e l’anoressia di Eleonora, descrivendo un quadro di abusi reiterati e gravi che hanno portato la giovane a tentare il suicidio più volte. “La giustizia è lenta. Ma c’è”, ha affermato Eleonora, incoraggiando altre vittime a denunciare i loro abusi. La lotta di Eleonora La strada verso la guarigione per Eleonora è ancora lunga.
“Sono malata da vent’anni, oggi ne ho 33. Soffro di anoressia da quando ho 15 anni“, ha confessato. La decisione di denunciare Ginestrone nel 2018 è stata motivata dalla paura che potesse ripetere le sue azioni con altre ragazze. “Ho chiesto alla mia psicologa di aiutarmi ad alzarmi dal letto e di accompagnarmi in caserma. L’ha fatto. Ero sempre stata in silenzio. Ma non potevo stare più zitta“. La madre di Eleonora è stata una figura fondamentale nel percorso di denuncia. La rivelazione iniziale è avvenuta in un momento di estrema vulnerabilità, mentre Eleonora era ricoverata alle Molinette.
“Mamma, ti devo spiegare il perché della mia malattia. Ma è un segreto talmente pesante che dovrai conservarlo per tutta la vita”. Con il supporto della famiglia e dell’avvocata Giusi Paragano, Eleonora ha affrontato il processo con determinazione, sperando che la sua storia possa infondere coraggio ad altre vittime di abusi. Eleonora continua a lottare ogni giorno contro le cicatrici del passato, ma il suo messaggio è chiaro: “Se parli il tuo fardello diventa più leggero. Dentro di me resteranno cicatrici. Non più ferite”. Con la speranza di una vita migliore, Eleonora vuole terminare gli studi, viaggiare e vivere una vita libera dal peso del passato.