
La guerra tra Israele e Hamas continua ad avere ripercussioni in tutto il Medio Oriente. Nelle ultime ore, un attacco hacker a Beirut ha causato l’esplosione di decine di cercapersone utilizzati dai membri di Hezbollah per le comunicazioni. L’esplosione ha provocato la morte di 8 persone e ferito 2.800 fra militanti e civili, di cui almeno 200 in condizioni critiche, nella periferia sud della capitale libanese e nel Sud del Libano.
Ferito ambasciatore iraniano
Fra i feriti ci sarebbe anche l’ambasciatore iraniano Mojtaba Amani, mentre fra le vittime ci sarebbero una bambina di 9 anni e almeno due combattenti di Hezbollah. Il ministero della Sanità libanese ha lanciato un appello agli ospedali affinché mantengano la massima allerta per accogliere i feriti, mentre Hezbollah ha definito l’attacco “la più grave violazione della sicurezza” mai subita dal gruppo. La situazione rimane tesa, con la possibilità di un conflitto esteso a Nord, come sottolineato dal ministro israeliano Yair Lapid durante un incontro negli Stati Uniti.

I sospetti sui servizi israeliani
L’azione mirata a far esplodere i cercapersone non è stata rivendicata, ma secondo gli Hezbollah i sospetti ricadrebbero sui servizi segreti israeliani. Si ipotizza che i dispositivi cercapersone siano stati manomessi prima di essere distribuiti fra i membri del gruppo filoterroristico legato all’Iran. L’esplosione sarebbe stata innescata da remoto, secondo una tipologia di attacco già usata in passato.
Venti di guerra
Cresce quindi il rischio di escalation in un conflitto che registra ogni giorno nuovi scontri, e una situazione generale di tensione che potrebbe causare conseguenze sempre più estese. Con l’utilizzo di metodologie sempre più sofisticate, legate allo sviluppo della tecnologia. In un quadro internazionale già estremamente difficile, i venti di guerra sembrano aumentare da ogni parte. Il timore è quello che un singolo evento possa dare vita a un conflitto globale di portata imprevedibile.