Un finale con annesse polemiche, quello che ha visto arrivare al Senato il via libera per la terza legge di Bilancio del governo Meloni. Il governo ha infatti incassato prima la fiducia e poi l’ok al provvedimento con 108 voti favorevoli, 63 contrari e un astenuto. In questo modo è diventato legge il provvedimento da 30 miliardi che conferma i tagli al cuneo sulle buste paga dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 40 mila euro e il pacchetto delle pensioni, con la flessibilità in uscita ridotta al lumicino e mini-aumenti da 1,8 euro per le minime, introducendo tra le altre cose una sforbiciata alle detrazioni per i redditi più alti.
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Le dichiarazioni di voto nell’emiciclo di Palazzo Madama hanno visto gli animi incendiarsi, con un duro botta e risposta tra il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, e il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Rumori in aula, con Renzi che ha chiesto di rispettare il silenzio per proseguire il suo intervento. La Russa, irritato, è intervenuto per richiamare il senatore di Iv: “Non c’è nessun rumore, vada avanti”. E ancora: “Prosegua senza darmi lezioni”. Replica di Renzi: “Camerata La Russa, lei deve abituarsi a rispettare le opposizioni”.
La manovra ha incassato dunque un’approvazione condita da polemiche, anche interne alla maggioranza, per i tempi nei quali è stata ristretta la discussione al Senato. Una prassi ormai consolidata, che però ha fatto puntare l’indice contro il “monocameralismo di fatto” tanto dalle opposizioni quanto dal relatore al testo, Guido Liris (FdI), che si è dimesso in segno di protesta contro la lettura singola della manovra.