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La cattedra di Francesco: perché il pontificato di Bergoglio è stato rivoluzionario

Pubblicato: 21/04/2025 16:31

Francesco ha insegnato, attraverso il suo magistero, le lezioni che lo Spirito Santo ha voluto donare alla nostra epoca. La sua cattedra è apparsa subito diversa rispetto a quella dei suoi due predecessori: Karol Wojtyla, già docente di etica all’Università di Lublino, e Joseph Ratzinger, professore di teologia fondamentale e dogmatica nelle principali università tedesche.

Jorge Mario Bergoglio, invece, non ha avuto incarichi accademici, ma ha maturato la sua visione a contatto diretto con le popolazioni argentine e i poveri di Buenos Aires. Diversa la biografia, diverso il ministero. Ma lo stesso amore per la Chiesa di Cristo e la stessa dedizione nel mettere a frutto i doni ricevuti.

Questa pluralità di approcci si riflette perfettamente nella dottrina paolina del Corpo mistico di Cristo: ogni membro ha la sua funzione e contribuisce all’unico disegno. Così anche i tre ultimi pontificati, ciascuno con i propri accenti e priorità, hanno camminato nello stesso solco: seguire Cristo nella storia e incarnarne i diversi volti.

Un magistero coraggioso e misericordioso

Il pontificato di Francesco è stato segnato da un magistero coraggioso, spesso controcorrente. Ha riportato al centro temi che rischiavano di essere dimenticati. Ha mostrato il volto scomodo di Cristo, quello vicino agli ultimi, ai dimenticati, agli esclusi.

Ha portato alle estreme conseguenze quanto già Giovanni Paolo II affermava in Redemptor hominis (1979): Cristo è via per ogni uomo e la Chiesa non può fermarsi su questo cammino. Anche quando ha incontrato critiche o incomprensioni, Francesco ha preferito rischiare, piuttosto che rimanere in silenzio davanti alle richieste degli uomini e delle donne del nostro tempo.

La continuità con Benedetto XVI

Anche con Benedetto XVI c’è stata una continuità profonda. I temi cari al suo magistero – la speranza, il compimento in Cristo dell’umanità – hanno trovato in Francesco una declinazione esistenziale e concreta. Ciò che Benedetto indicava sul piano teoretico, Francesco l’ha tradotto nei gesti, negli incontri, nelle relazioni.

Francesco ha raccolto anche il testimone della riforma morale della Chiesa, avviata da Ratzinger, e ha cercato di portarla avanti con gli strumenti a sua disposizione, tra mille difficoltà.

Documenti e interventi: l’eredità pastorale e sociale

Spetterà agli studiosi e ai comunicatori elaborare i bilanci del pontificato di Francesco, soprattutto nei campi della pastorale e della dottrina sociale, dove ha lasciato un segno indelebile. Due documenti su tutti lo dimostrano:

  • Evangelii Gaudium (2013), che inaugura il suo pontificato con il tema della gioia dell’annuncio del Vangelo
  • Amoris Laetitia (2016), sulla famiglia e la misericordia

Due opere che sintetizzano bene lo zelo pastorale con cui ha affrontato i grandi temi del nostro tempo.

Sapere come servizio: scienza, teologia e unità

Anche sul terreno della scienza e della tecnologia, della teologia e dell’unità del sapere, Francesco ha dato indicazioni chiare. Il sapere – ha ricordato – è un servizio all’uomo. Senza la promozione della dignità umana, la conoscenza perde senso e valore.

Nel Proemio della Veritatis Gaudium (2018) e nel motu proprio Ad theologiam promovendam (2023), Francesco rilancia la teologia come disciplina in dialogo con le altre scienze, capace di cambiare la vita delle persone e dare risposte alle domande più concrete.

La stessa esigenza vale per la scienza, che non può essere guidata solo dal profitto, né creare nuove fratture sociali. Il sapere deve favorire tutti, in particolare i più fragili, ed essere orientato alla fraternità universale e alla cura della casa comune.

Laudato si’: ecologia integrale e custodia del creato

Con l’enciclica Laudato si’ (2015), papa Francesco ha offerto una visione integrale dell’ecologia, ponendo la cura del pianeta sullo stesso piano della difesa della vita umana. Un approccio che parla a tutti: credenti e non credenti, scienziati e politici, religioni e culture diverse.

La creazione diventa così luogo di rivelazione, parola di Dio accessibile a tutti, e via privilegiata per riscoprire un Dio che parla anche attraverso la bellezza del mondo.

Intelligenza artificiale: uno strumento per il bene comune

Uno degli ambiti in cui Francesco ha stupito è stato quello dell’Intelligenza Artificiale. Con lucidità e prontezza, ha introdotto il tema nei suoi interventi più recenti: dal Messaggio per la Giornata della Pace 2024, al G7 di Borgo Egnazia, fino al recente documento Antiqua et Nova.

L’IA – ha ricordato – è uno strumento dell’intelligenza umana, creato a immagine di Dio. Deve essere progettato ed usato con responsabilità, in modo da promuovere giustizia, solidarietà e dignità. Anche in questo caso, il principio guida è che nessuno resti indietro.

La cultura del cuore: letteratura e umanesimo

Francesco ha insistito molto sull’importanza di una cultura umanistica. Con testi come Candor lucis aeternae (2021), dedicato a Dante Alighieri, e la Lettera sulla letteratura (2024), ha promosso la formazione di fedeli capaci di parlare di Dio in modo attraente, profondo e vitale.

Nel suo magistero emergono autori che parlano al cuore: Pascal, Bernanos, Saint-Exupéry, Kafka, Tolstoj. Una cultura integrata, che non separa scienza e umanesimo, ma che riconosce nel cuore umano un luogo privilegiato di conoscenza.

Un grazie che oggi vale ancora di più

Il 9 dicembre scorso, durante il convegno “Eredità e immaginazione”, l’autore ha avuto l’occasione di rivolgere personalmente a papa Francesco un semplice ringraziamento: “Grazie, Santità, per tutto quello che ha fatto e sta facendo per noi”.

Oggi, a distanza di pochi mesi, quelle parole si caricano di un significato più profondo, diventando un grazie collettivo, esteso a tutto il pontificato.

Grazie, papa Francesco.

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