
“Europa ritrova te stessa”. Quante volte Papa Francesco ha lanciato questo messaggio al Vecchio Continente, da lui stesso definito “invecchiato”, ripiegato su se stesso. Ma Bergoglio non si è mai fermato alla denuncia: negli innumerevoli incontri e discorsi sull’Europa – e sull’Unione europea – il Pontefice ha incoraggiato i popoli e le istituzioni a riscoprire le proprie radici, a rinsaldare i legami, a valorizzare la storia e la ricchezza culturale europea, a riscoprirsi terra di pace, diritti e democrazia.
Un Papa non europeo, ma profondamente europeista
I contributi offerti dal Papa “venuto dall’altra parte del mondo” alla riflessione sull’identità e il futuro dell’Europa sono numerosi e significativi. Dall’intervento al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa nel 2014, al conferimento del Premio Carlo Magno nel 2016, dal discorso ai leader Ue riuniti per i 60 anni dei Trattati di Roma nel 2017, fino alla lettera per il 40° anniversario della Comece nel 2020 e al messaggio pronunciato nel 2023 a Lisbona in occasione della Gmg.
In ciascuna di queste occasioni Francesco ha parlato di speranza, parola chiave del suo magistero sull’Europa. Nel solo discorso a Strasburgo, il termine è tornato dieci volte.
Un sogno per l’Europa
“Sogno un’Europa che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza […]. Che includa popoli e persone con la loro cultura […]. Che sappia ritrovare il suo animo giovane e sognare in grande”. Con queste parole, nel 2023 a Lisbona, Francesco ha sintetizzato il cuore del suo messaggio all’Europa: un continente capace di andare oltre l’immediato, di superare la paura, di riscoprire la sua missione globale.
Le ombre e le luci della storia europea
Il Papa non ha mai negato le ombre che hanno attraversato l’Europa: “Lager e gulag, colonialismo, guerre mondiali”, ha ricordato. Ma ha sempre sottolineato anche le luci della cultura europea: la filosofia, i diritti umani, le scoperte scientifiche e l’arte che hanno segnato la storia dell’umanità.
Verso un nuovo umanesimo europeo
Durante il conferimento del Premio Carlo Magno, Bergoglio ha delineato un’agenda ideale per l’Europa: “Sogno un’Europa giovane, madre, aperta alla vita; che si prende cura dei bambini, dei poveri, dei migranti, degli anziani e dei malati; un’Europa dove la famiglia è al centro, dove i giovani respirano onestà, cultura, bellezza, semplicità”. E ha aggiunto: “Sogno un’Europa dei diritti, ma anche dei doveri”.
Europa: vocazione e responsabilità planetaria
L’Europa ha una vocazione planetaria, secondo Francesco. Deve essere “protagonista, portatrice di valori umani e spirituali”, capace di guardare al cielo e camminare salda sulla terra. A Strasburgo ha detto: “È giunta l’ora di costruire un’Europa che ruota non intorno all’economia ma intorno alla sacralità della persona umana”.
Una laicità aperta alla trascendenza
Francesco ha sempre sottolineato l’importanza di una “Europa sanamente laica”, dove Dio e Cesare siano distinti ma non contrapposti. Dove chi crede sia libero di professare pubblicamente la propria fede e contribuire alla società. Un sistema politico che non rispetta l’apertura alla trascendenza, ha affermato, non rispetta pienamente la persona umana.
L’impegno dei cristiani per l’Europa
“I cristiani oggi hanno una grande responsabilità: come il lievito nella pasta, sono chiamati a ridestare la coscienza dell’Europa, a generare nuovi dinamismi sociali”. È questo, secondo Bergoglio, il compito storico dei credenti: non rinchiudersi, ma offrire speranza e costruire il futuro comune del continente.
Un’eredità da raccogliere
Papa Francesco non ha mai fatto sconti all’Europa, ma l’ha sempre amata. Ora è tempo, per l’Europa, di ricambiare quella fiducia. Di fare memoria del suo messaggio, e di trasformarlo in impegno per un’Unione più coesa, umana, giusta.