Vai al contenuto

Luca muore dopo aver mangiato sushi: ora la decisione sul ristorante

Pubblicato: 02/12/2025 18:51

Si chiude con una sola condanna il processo per la morte di Luca Piscopo, il quindicenne di Soccavo deceduto il 2 dicembre 2021 dopo nove giorni di agonia. Il giudice monocratico di Napoli, Giuliana Taglialatela, ha inflitto due anni e sei mesi al titolare cinese del ristorante giapponese del Vomero dove il ragazzo aveva mangiato sushi insieme ad alcune amiche. Assolto invece il medico curante, per il quale la Procura aveva chiesto un anno e otto mesi.

Il caso nasce da quella che gli inquirenti hanno definito una probabile intossicazione alimentare, riconducibile – secondo l’accusa – alla salmonellosi contratta dopo il pasto nel locale “all you can eat”. La patologia avrebbe innescato una miocardite fatale, secondo i consulenti della Procura, aggravata dal mancato riconoscimento tempestivo dei sintomi e da cure che, per i pm, avrebbero potuto salvare la vita del giovane.

Oltre all’omicidio colposo, al ristoratore sono state contestate gravi violazioni delle norme su igiene e conservazione degli alimenti, elemento che avrebbe rafforzato la convinzione dell’accusa sulla responsabilità del locale nella catena causale che portò alla morte del ragazzo. Per lui il pm Federica Amodio aveva chiesto tre anni di reclusione.

In aula, i familiari di Luca hanno ascoltato il verdetto con un’emozione spezzata tra sollievo e amarezza. La sorella, Fatima, aveva auspicato una “condanna esemplare”, mentre i genitori – Antonio Piscopo e Maria Rosaria Borrelli – hanno ricordato come proprio nella giornata del verdetto ricorresse l’anniversario della morte del figlio: «Ci saremmo aspettati più giustizia. Nessuna sentenza potrà colmare il vuoto che ci portiamo dentro».

Il processo di primo grado chiude solo uno dei capitoli della vicenda, che ha sollevato interrogativi sulla sicurezza alimentare e sulla gestione sanitaria dei casi sospetti di infezione. Ora, con la sentenza, resta un’unica certezza: per la giustizia, la morte di Luca non fu una tragica fatalità, ma l’esito di una catena di responsabilità che poteva essere interrotta.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure