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Coronavirus, il nemico comune di una politica “in guerra”

Pubblicato: 26/03/2020 15:24

Di ieri l’informativa di Conte al Parlamento sui provvedimenti presi dal governo per contrastare la diffusione del Coronavirus in Italia. Dalle misure di restrizione che hanno messo in quarantena gli italiani, invitati con la legge a rimanere a casa salvo casi di stretta necessità, alle manovre per lo stanziamento di miliardi di euro, unico mezzo a disposizione dello Stato per andare incontro ad aziende, imprenditori e lavoratori italiani che ora più che mai non riescono a scorgere davanti a sé un futuro con un Paese ora come ora in standby ed un’economia pressoché immobilizzata.

E proprio ieri Giuseppe Conte, parlando alla Camera dei Deputati, denunciava la fragilità e la delicatezza del ruolo giocato in questo momento dal governo, colto di sorpresa da una pandemia che ha imprigionato lo Stato nelle sabbie mobili, capaci di serrare la morsa ad ogni azione. Un’emergenza che ha acceso i riflettori sugli errori del passato ora tramutatisi in quelle “tragiche conseguenze” a cui bisogna sopperire al più presto come i tagli alla Sanità, oggi ferite aperte che si tamponano a fatica.

C’è però un termine, una parola, che trova tutti d’accordo oltre all’odierno “Mario Draghi”, ed è la guerra.

Polemiche sì, ma a frigido pacatoque animo

Un’emergenza che ha però saputo anche spolverare il coraggio del singolo ma soprattutto, la forza della collettività. “Siamo all’altezza del compito che il destino ci ha riservato?“, si interrogava retoricamente Conte in aula ieri, ringraziando in apertura gli “eroi” contemporanei per poi appellarsi agli stessi colleghi, chiedendo tempo: “Tutti hanno la possibilità di sindacare, frigido pacatoque animo quanto svolto e trarne le conseguenze. È il tempo dell’azione, della responsabilità dalla quale nessuno può fuggire“.

Mario Draghi, l’intervento tregua

Di questa mattina lo scenario prospettato da Mario Draghi, presidente della Bce che ha voluto fare dell’emergenza il punto della situazione a livello prettamente economico: “Ci troviamo di fronte a una guerra e dobbiamo muoverci di conseguenza. Come agire con sufficiente forza e velocità per prevenire che una recessione si trasformi in una prolungata depressione, resa ancora peggiore da una pletora di default che lasciano danni irreversibili“, le parole di Draghi al Financial Times.

E così prosegue appellandosi ad azioni congiunte: “La pandemia di Coronavirus è una tragedia umana di proporzioni potenzialmente bibliche. Molti oggi vivono nel terrore o piangendo i loro cari. Le azioni intraprese dai governi per evitare che i sistemi sanitari vengano travolti sono coraggiose e necessarie. Devono essere sostenute. Ma quelle azioni comportano un enorme e inevitabile costo economico“. Se c’è una soluzione, Draghi la paventa appena: “La risposta deve coinvolgere un significativo aumento del debito pubblico. Dobbiamo evitare che la gente perda il lavoro, innanzitutto. Se non ci riusciamo usciremo da questa crisi con un’occupazione più bassa in modo permanente“.

Uno scenario che sembra mettere d’accordo le personalità politiche. Da Conte che così ha proferito ad Ansa, dopo l’intervento di Draghi: “Siamo in sintonia, serve uno shock, un’azione straordinaria di fronte ad un’emergenza che ‘è simmetrica‘”; a Matteo Salvini che così ha commentato su Twitter e in Aula: “Mi si permetta di ringraziare il presidente Draghi per le sue parole. È caduto il mito del “Non fare Debito”. Draghi dice che si può fare Debito, ma non per assistenza. Benvenuto presidente Draghi. Ci serve l’aiuto di tutti e anche il suo“.

Liquidità immediata e appelli all’ascolto, da Salvini a Berlusconi

Nonostante ci sia stato un forte richiamo a “rimandare le polemiche” al dopo emergenza, l’opposizione lamenta il tacito operato di Conte soprattutto per i decreti cui il Parlamento è stato informato solamente a posteriori. “Se non diamo i soldi alla gente quella esce di casa: subito liquidità. Dico al governo che se ci vuole collaborativi bene, ma non ci stiamo a fare gli spettatori, ci ascolti“, le parole sempre di Salvini a Palazzo Madama.

Liquidità e pronta trasparenza su cui ritorna lo stesso Silvio Berlusconi: “Serve liquidità, lo Stato agisca subito – chiosa Berlusconi, come riportato da TgCom24Noi abbiamo presentato numerose proposte tra cui il blocco di ogni pagamento verso lo Stato per alcuni mesi, l’immediato saldo dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, la sospensione degli affitti per le attività produttive e commerciali ferme con indennizzo adeguato per i proprietari. C’è una sola cosa da fare, ma da fare subito, come ha già fatto la Germania: lo Stato dia alle banche la garanzia sui crediti alle aziende. Spero che il governo finalmente ci ascolti“.

Giorgia Meloni: “Se è vero che siamo in guerra noi non vogliamo disertare

Concetti sui quali ritorna anche Giorgia Meloni, per Fratelli d’Italia: “Dall’inizio abbiamo insistito, pensando che il Parlamento dovesse e potesse fare di più. Se è vero che siamo in guerra noi non vogliamo disertare, noi vogliamo essere in prima fila, vogliamo essere all’altezza di quei medici che stanno in prima fila, delle forze armate e delle forze dell’ordine, di chi sta in fabbrica e nei supermercati. Quelle persone hanno diritto di vedere la porta del Parlamento aperta“.

E sempre il volto di Fratelli d’Italia ha poi proseguito a postumi dell’informativa: “Spero che siamo tutti consapevoli del fatto che con 25 miliardi e la cassa integrazione l’Italia non la curi, stai mettendo un cerotto. Serviranno molti altri miliardi e un’altra mentalità, perché noi rischiamo la desertificazione del nostro sistema produttivo“.

Sempre durante l’informativa proprio Giuseppe Conte aveva annunciato lo stanziamento di ulteriori 25 miliardi: “Ci rendiamo conto che l’intervento fin qui effettuato, comunque significativo, non è sufficiente. È per questo che stiamo lavorando per incrementare il sostegno al credito, che oggi porta a mobilitare 350 miliardi: con il nuovo intervento confidiamo di pervenire a un sostegno altrettanto significativo e con stanziamenti di non minore importo rispetto ai 25 miliardi già stanziati“.

Renzi: “Serve un dl in meno e qualche tampone ai medici in più

Diverso il punto che prende invece in analisi Matteo Renzi a Radio Capital dopo aver premiato, su Twitter, l’audacia di Draghi: “Abbiamo il compito di affrontare una emergenza sanitaria che non dura una settimana, durerà mesi, forse qualche anno, finché il vaccino non produce effetti. Dobbiamo trovare il modo di convivere, non possiamo chiudere la gente in casa per mesi. Oggi si deve stare tutti insieme. Prima del Coronavirus c’era tensione con Conte, stavamo pensando a soluzioni alternative. Ora c’è da stare tutti insieme, tutti vanno sostenti e aiutati“. E ancora: “Serve una conferenza stampa in meno, un dl in meno, e qualche tampone ai medici in più“.

Di Maio: “Guerra dove tutti lottiamo contro lo stesso nemico

Questa è una guerra dove tutti lottiamo contro lo stesso nemico. Si vince solo insieme“, e appare così, ancora una volta la parola guerra, il Coronavirus come nemico comune e l’appello a collaborare tutti nella stessa direzione. A scriverlo, in questo caso, è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “È necessario condividere dati, coordinare iniziative e rafforzarle. Siamo disponibili a condividere la nostra conoscenza, ma devono farlo tutti. La corsa al vaccino non può essere individuale“.

Nicola Zingaretti stesso, colpito in prima persona dal Coronavirus, così scrive su Twitter dell’emergenza rimandando ad un senso di unione che superi i confini, e la parola guerra ritorna ancora: “Siamo di fronte alla più grave crisi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il Governo ha adottato i provvedimenti che andavano presi. Ora combattiamo uniti. È in queste circostanze che bisogna anteporre a tutto gli interessi e l’amore per gli altri e per l’Italia“.