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Omicidio Kercher, Rudy Guede esce dal carcere: affidato ai servizi sociali

Pubblicato: 05/12/2020 15:59

Rudy Guede è l’unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa nel 2007 a Perugia. L’ivoriano, oggi 33enne, è stato condannato a 16 anni di carcere, ma dal 2019 si trova in stato di semilibertà. Il Tribunale ha deciso oggi di accogliere la richiesta di affidamento ai servizi sociali, grazie al percorso di reinserimento che sarebbe risultato particolarmente proficuo.

Rudy Guede affidato ai servizi sociali

Come appreso dall’ANSA, il Tribunale di sorveglianza di Roma ha accolto la richiesta di affidamento ai servizi sociali per Rudy Guede, presentata dall’avvocato Fabrizio Ballarini. Il legale spiega che la decisione è stata motivata dal “percorso didattico e umano che Rudy ha seguito durante i suoi 13 anni di detenzione“.

Ora non dovrà più tornare a dormire nel carcere di Viterbo, misura comunque sospesa negli ultimi tempi per l’emergenza coronavirus, ma potrà pernottare in un appartamento nella città sottostando comunque ad alcune prescrizioni, tra cui l’obbligo di rientro alle 21.

La laurea e il volontariato

Guede continuerà a fare volontariato per la Caritas, un tassello del suo percorso di reinserimento promosso dal Gavac, Gruppo Assistenti Volontari Animatori Carcerari. Dopo la condanna con rito abbreviato, il 33enne ha conseguito una laurea triennale, ottenendo nel tempo diversi permessi premio.

Ormai stiamo parlando di un ragazzo che durante i mesi del lockdown è stato e tutt’oggi è al servizio dei più fragili della città come volontario della Caritas diventando un’autentica risorsa della nostra comunità“, ha dichiarato il legale. La fine della sua pena è prevista per il 2022.

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L’omicidio Kercher per cui Rudy Guede è stato condannato

Rudy Guede è stato individuato come l’unico colpevole per la morte di Meredith Kercher, dopo che gli altri due indagati, Raffaele Sollecito e Amanda Knox sono stati assolti per non aver commesso il fatto dalla Corte d’Appello nel 2011.

La studentessa inglese è morta per un’emorragia provocata dalla ferita alla gola perpetrata con un oggetto acuminato nella casa che condivideva con altri studenti. Il processo è stato lungo e controverso, con accuse da più parti, compreso il pg di Perugia Giovanni Galati, di errori e inesattezze nelle indagini.