Vai al contenuto

Festival di Sanremo 2021, ricapitolando la prima serata: Bertè e Lauro contro l’insostenibile assenza del pubblico

Pubblicato: 03/03/2021 03:09

Sulla scia di un’edizione straordinaria come è stata quella dell’anno scorso, un’illustre annata per il Festival, non è più nemmeno questione di discorrere andando alla ricerca di un problema che si esaurisca in un mero gioco di aspettative. Porre a confronto due edizioni del medesimo evento è talvolta impossibile in buone circostanze e quanto mai sbagliato e deleterio sarebbe farlo ora rapportando due Festival che, nei fatti, in comune hanno ben poco, e ripensandoci nemmeno Diodato forse è più lo stesso così come la sua Fai Rumore, inno alla gioia di un’edizione che non conosceva pandemia.

Posta in essere la premessa, per questo motivo abbiamo deciso di riassumere la prima serata del Festival di Sanremo senza stilare al termine il più consueto “top e flop”, per non vanificare gli sforzi di un team che, facendo capo ad Amadeus, ha dovuto fare più del possibile per portare avanti uno show ridotto ai minimi termini senza un pubblico in sala che ha fatto pesare la sua assenza e che a lungo fa riflettere sulla sua importanza, fuori e dentro questo contesto.

L’insostenibile assenza del pubblico

Da sempre il Festival di Sanremo si trascina con sé la folla, la calca, il tumultuoso e vorticante fare del pubblico che si aggira per Sanremo a caccia di uno scatto, a caccia di un autografo, di un cartonato. Le impressioni a caldo, i pareri dei passanti, i pronostici ai bordi del marciapiede e poi le prime impressioni, i giudizi raccolti nei bar alle 3 del mattino su quella classifica che trova sempre qualcuno pronto a demolirla. Il pubblico, a Sanremo, fuori e dentro l’Ariston, manca e questa prima serata, intrisa di sudore e fatica, non ha fatto altro che ricordarlo con la stessa ossessione con cui Fiorello si è rivolto tutta la sera alle poltrone.

ariston vuoto

Dal troppo poco Fiorello al troppo tanto Ibrahimovic

Snocciolando quel che è accaduto nel corso della prima serata del Festival, bisogna necessariamente partire da Fiorello. L’uragano siciliano non ne può nulla, nemmeno quando ad avere la meglio su di lui negli sketch è la sua spalla Amadeus: mite, più composto è decisamente più avvantaggiato da quel rigido schema che non permette guizzi né improvvisazioni. Senza il pubblico in sala, senza la possibilità di calarsi tra le prime file ora vuote e desertiche, la spontaneità di Fiorello è ridotta ai minimi termini, schiava di quel copione necessario per mandare avanti 300 minuti di spettacolo in solitaria.

amadeus e fiorello a festival

Le poltroncine rosse davanti a lui lo ossessionano tanto da nominarle, personificarle, rivolgersi a loro di continuo: in apertura, e poi ancora durante le esibizioni e ancora sul finale quando, leggendo la prima classifica parziale si percepisce il vuoto ad ascoltare quei miseri “bu”, quel dissenso che tante volte è stato sedato e che ora, manca anche lui.

E chissà come sarebbe stato l’arrivo sul palco dell’Ariston di Ibrahimovic. Anche a lui poco si può recriminare se non che sicuramente, calandoci nelle analisi calcistiche, è un valido giocatore che ancora deve prendere dimestichezza con un campo e degli schemi che non conosce. Deve ancora ambientarsi Zlatan, chiamato ad essere sé stesso e anche un po’ di più. Sulla sua presunzione da number one si scherza e si ride ma la sua estremizzazione risulta su quel palco, a volte, quasi stucchevole.

ibrahimovic al festival

Figli di Loredana Bertè e Achille Lauro

Belli, esotici, visionari, pittoreschi, graffianti e affamati: Loredana Bertè e Achille Lauro sono stati sicuramente i due protagonisti di questa prima serata, tralasciando i cantanti in gara. Simili nel look, uguali nella capacità di conquistarsi tutta l’attenzione e le lodi del pubblico che, da casa e sui social, chiacchiera di loro tutto il tempo. Lei, 70 anni compiuti, con quelle scarpette rosse poggiate a terra e il grido rivolto a qualunque donna subisca una violenza, spronata a denunciare subito, la fa da regina; lui, con un collare di piume rosa e l’armatura raccontando il suo “primo quadro“, è un indiscusso re.

Un distopico Festival distorto dall’auto-tune?

A nessuno sono passati inosservati quei piedi scalzi di Madame, nome pressoché sconosciuto alle generazioni avanti con l’età che sul palco dell’Ariston si sono ritrovati questa semplice ragazza, giovanissima, senza scarpe. Famosissima però tra i giovani e particolarmente attesa, l’aver collaborato con Cristiano Ronaldo permette ad Amadeus quel giochetto con Ibrahimovic che, da divo e numero uno, non ammette rivali nemmeno fuori dal campo da calcio. Insieme a Madame però, bisogna parlare di auto-tune: mentre il pubblico non c’è, di effetto “distorsione” ce al Festival quest’anno, facendo riferimento alla media, ce n’è stato tantissimo. Fedez, la stessa Madame e anche Fasma sul finale: argomento sicuramente di infiammato dibattito musicale.

Semplice Madame, semplice Matilda

Parlando di ragazze giovanissime, è il caso di fare i doverosi complimenti a Matilda De Angelis per la semplicità con cui ha raccontato di aver dovuto simpaticamente bloccare Hugh Grant su WhatsApp con lo stesso aplomb con cui i comuni mortali fingono di non aver letto i messaggi. Semplice eppure eclettica, spontanea ma di grande sapienza: così giovane, si scorge dietro la sua umiltà un’esperienza e una carriera alle spalle da far invidia a tanti volti dello spettacolo che su quel palco hanno avuto un tono di voce molto più alto.

A voler tirare le somme di questa prima serata, vien sicuramente da dire che no, non è facile, non lo è stato dal principio, fin da quando conveniva molto più lasciar andare tutto che ostinarsi per farlo. Eppure il Festival di Sanremo, anche in queste circostanze, continua ad essere pur sempre il Festival da cui si trae, ad oggi, una tragicomica presa di coscienza: ciò che ha sempre spaventato e fatto rivoltare lo stomaco, quel parterre gremito in sala, può spaventare molto di più quando svanisce.