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Putin cambia strategia in Ucraina, Zelensky a muso duro sulla promessa di de-escalation: “Non crediamo a nessuno”

Pubblicato: 31/03/2022 08:48

La de-escalation promessa dalla Russia al tavolo dei negoziati di Istanbul di poche ore fa non convince l’Ucraina e i segnali di una riduzione dell’attività militare sul terreno non sarebbero ancora arrivati. Si continua a combattere nei centri nevralgici del Paese invaso da Vladimir Putin lo scorso 24 febbraio, e mentre il Cremlino sembra cambiare strategia di guerra, riposizionando le forze a pochi passi da Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky frena gli entusiasmi sull’orizzonte di tregua con un videomessaggio in cui precisa: “Non crediamo a nessuno“. E lo scenario di un concreto cessate il fuoco si dissolve in una ennesima fumata nera.

Putin cambia strategia, Zelensky a muso duro sulla de-escalation promessa dalla Russia

Non crediamo a nessuno, non ci fidiamo di nessuna bella costruzione verbale. C’è una situazione reale sul campo di battaglia. E ora, questa è la cosa più importante. Non rinunceremo a nulla. E combatteremo per ogni metro della nostra terra, per ogni nostro cittadino“.

Così il leader ucraino Zelensky, con un nuovo discorso al Paese in guerra con “gli occupanti” russi, stronca il filo di entusiasmo e ottimismo montato a margine del tavolo negoziale tra Mosca e Kiev in Turchia, sotto l’ala di un Erdogan che tenta la mediazione. L’Ucraina appare disincantata rispetto alle promesse di de-escalation fatte dal Cremlino, che non sarebbero altro, secondo il presidente e parte delle intelligence, che un cambio di strategia di Putin per guadagnare tempo e successivamente irrobustire l’avanzata. Nessuna ipotesi di tregua imminente, dunque, a detta di Zelensky che sottolinea di non voler cedere un centimetro della sovranità ucraina alla Russia.

L’annunciato ritiro delle truppe che guardano alla capitale Kiev da settimane, in realtà, non sarebbe affatto avvenuto e il Pentagono rilancia sostenendo l’assenza di prove tangibili di un cessate il fuoco sul terreno. Lo stesso premier italiano Mario Draghi, nel corso del primo colloquio telefonico con Putin dall’inizio del conflitto, poche ore fa, ha ricordato al capo del Cremlino la necessità di intavolare un discorso di pace ma entro il perimetro di uno stop alle ostilità.

La guerra in Ucraina sul tavolo di Putin, il Regno Unito avverte: male informato sui suoi errori di strategia

Nelle ultime ore, uno spettro si è fatto sempre più pressante nell’analisi del conflitto da parte delle intelligence, su tutte quella americana e quella britannica. A detta dei servizi, Putin starebbe conducendo una guerra “alla cieca”, male informato (o per nulla) dai suoi consiglieri sulle strategie belliche in Ucraina.

Stando alla predetta lettura, a questo punto delle ostilità, sfumata la presunta prospettiva russa di “blitzkrieg” (guerra lampo) – scenario in realtà privo di conferma – Vladimir Putin si troverebbe costretto a correggere continuamente il tiro sul campo spostando forze da un polo all’altro dell’offensiva (maggiormente concentrata nell’area est e sud dell’Ucraina). Questo perché, riferiscono fonti oltreoceano e oltremanica, il suo entourage non “non gli dice la verità su suoi errori strategici“.

Menzogne che, secondo alcuni analisti, sarebbero parte di un piano propedeutico al golpe e quindi alla sua uscita di scena. Per altri, semplicemente lo staff del Cremlino avrebbe “paura” di riferire al presidente russo come stanno realmente le cose.

Jeremy Fleming, capo intelligence nel Regno Unito, sostiene che Putin abbia sottovalutato la resistenza ucraina e sopravvalutato la sua capacità di aggressione militare. In questo risiederebbe una reazione potenzialmente capace di produrre una maggiore intensità negli attacchi: “È diventata la sua guerra personale, il cui costo viene pagato dai civili innocenti in Ucraina e, sempre di più, anche dalla popolazione russa“, ha dichiarato Fleming.