
La pace in Ucraina sembra sempre più vicina. Negli ultimi giorni, infatti, dopo la lunga telefonata tra il presidente americano Donald Trump e il suo omologo russo Vladimir Putin, il gelo tra le due superpotenze sembra sciogliersi. A rimanere con il cerino in mano, però, almeno stando alle dichiarazioni bellicose del tycoon della Casa Bianca, potrebbe essere l’Unione europea, costretta a prendersi sulle spalle tutto il peso del futuro del Paese guidato, ancora per poco, da Volodymyr Zelensky. Il professor Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation, intervistato dal Quotidiano Nazionale, non vede un futuro roseo per la vecchia Europa.
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Pace in Ucraina e guai per l’Ue: l’opinione di Politi
Secondo il professor Politi la Ue in questa fase appare così marginale perché “quasi tutti i maggiori governi europei presentano forti debolezze interne, un po’ perché le due grandi superpotenze sono da sempre abituate a risolvere tra di loro le grandi questioni. Pensiamo agli Euromissili. Anche lì l’Europa di allora restò marginale. Divisi non si va da nessuna parte, e quindi per prima cosa i big europei, e parlo di Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia dovrebbero trovare una forte intesa tra di loro. Si tratta di individuare una linea comune e di mantenerla. Allora anche gli altri Paesi europei verrebbero dietro, perché convinti e rassicurati”.
“Per prima cosa occorre individuare un punto di equilibrio tra una cessazione delle ostilità, che prima o poi doveva avvenire, e l’affermazione del principio secondo cui il diritto internazionale va comunque salvaguardato. – spiega Politi – Altrimenti, se passa l’idea che chiunque può attaccare chiunque, finisce tutto. Chiedere per chiedere è una posizione negoziale sempre perdente. Bisogna saper scendere nel concreto. Parliamo ad esempio di ricostruzione. Non possiamo fare o promettere cose per solo rientrare in un tavolo quando poi queste cose rischiano di indebolire la deterrenza atlantica. Se la Ue concede garanzie di sicurezza all’Ucraina crea una divisione all’interno della Nato, perché la Nato non agisce verso Paesi partner come l’Ucraina, ma protegge e difende i Paesi membri”.
“Con quale mandato, quante forze richiede e da chi sarebbe composta una forza militare dell’Onu? L’importante è che non coinvolga la sicurezza della Nato. Non vorrei che molti facciano i conti senza l’oste. L’oste è la sicurezza euro-atlantica nella Nato. Se noi surroghiamo gli americani senza rimanere nel quadro Nato indeboliamo anche quello che d’interessante c’è per gli americani. Trump ha una certa idea della presenza Usa nel mondo e vuol tagliare tutti i rami secchi che non riguardano direttamente gli interessi americani”.
“Credo che i segnali per una trattativa vera ci siano. Le due forze sono provate ed hanno ambedue subito perdite umane molto ingenti. Anche la Russia. Trump ha un linguaggio più diretto ed un approccio da businessman che la Harris non avrebbe avuto. Ma la sostanza sarebbe probabilmente rimasta la stessa. Gli Usa vogliono tirarsi fuori dalle grane europee per concentrarsi sul Pacifico, che per loro è vitale. Ricordiamoci che cosa accadde nella Seconda guerra mondiale: entrarono solo quando vi furono trascinati, ed entrarono per un attacco nel Pacifico “, conclude l’esperto.