
Il presidente rilancia un’immagine in stile Star Wars per il 4 maggio: voleva sembrare un eroe, ma impugna la spada rossa dei cattivi. L’ha generata Grok, l’intelligenza artificiale di Musk. Che forse, stavolta, ci ha visto lungo.
Nel tentativo di cavalcare l’onda del May the 4th, la giornata dedicata all’universo di Star Wars, la comunicazione di Donald Trump ha prodotto un nuovo capolavoro kitsch-pop che già fa il giro del mondo. Il presidente americano viene ritratto a torso nudo, muscoli scolpiti, sguardo fiero, sullo sfondo una bandiera a stelle e strisce e due aquile imperiali — un tocco di iconografia fascio-galattica che non guasta. Ma il dettaglio più eloquente è la spada laser rossa che stringe tra le mani.
Il cortocircuito nerd: Trump e la spada rossa
Qui scatta il cortocircuito nerd. Perché nell’universo creato da George Lucas, la spada rossa è l’arma dei Sith, i cattivi per eccellenza: tiranni, manipolatori, cultori del lato oscuro della Forza, capaci di sovvertire la Repubblica e dominare i deboli. Al contrario, i Jedi, i cavalieri monastici difensori della giustizia e dell’equilibrio, impugnano spade blu o verdi.
Insomma: Trump voleva farsi passare per un eroe intergalattico, ma si è autoritratto come Darth Vader. Non è un errore da poco. È come dire “sono Robin Hood” e mostrarsi con una valigetta di Panama Papers.

L’intelligenza artificiale Grok entra in gioco
E qui entra in gioco un altro protagonista: Grok, l’intelligenza artificiale sviluppata da Elon Musk, che pare essere l’autrice dell’opera. Grok, nome ispirato alla fantascienza anni Cinquanta, dovrebbe comprendere intuitivamente il senso delle cose. E in effetti, forse, l’ha fatto. Perché se c’è una cosa che le AI fanno bene, è cogliere in modo freddamente logico ciò che la propaganda ignora.
Trump desiderava una veste epica, un’aura mitologica. Ma l’intelligenza artificiale gli ha cucito addosso, senza volerlo, la maschera dell’Imperatore. Il corpo di He-Man, sì, ma con la simbologia dei dittatori galattici.
Il problema non è solo estetico
Il problema non è solo estetico. Star Wars, sin dal 1977, è stato anche una riflessione politica: sul potere, la tentazione autoritario, la resistenza. I Jedi non sono semplicemente dei guerrieri, sono monaci armati di saggezza, disciplina e dubbio. I Sith, al contrario, vivono di assolutismo, rancore e culto della personalità. Non esiste equilibrio: o si serve la Forza, o la si domina.
Trump, però, sembra non preoccuparsene. O forse non lo sa. O peggio: lo sa benissimo. Perché questa estetica — muscoli, simboli imperiali, luce rossa — non è nuova. È l’immaginario del potere che si sogna eterno, intoccabile, scolpito nel marmo digitale. E affidarlo a un’IA come Grok, figlia di Musk e della sua visione turbo-capitalista del futuro, ha reso tutto ancora più involontariamente comico. È come se l’intelligenza artificiale avesse detto: vuoi sembrare un Jedi? Peccato, sei un Sith. E io lo so meglio di te.
La realtà supera la satira
In fin dei conti, non è la prima volta che la realtà supera la satira. Ma è raro che lo faccia con tanta precisione semantica. Trump, nel suo tentativo di elevarsi a icona pop, ha finito per mostrare esattamente ciò che è diventato agli occhi di molti: un personaggio da saga, sì, ma nel ruolo sbagliato. Il cattivo vestito da salvatore. L’Impero che si crede Ribellione. E mentre lui brandisce la spada rossa con aria trionfante, la Galassia — quella vera — ride sotto i baffi di Chewbacca.