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A Sanremo trionfa il rock dei Maneskin: la vittoria meno banale di un festival tutt’altro che normale

Pubblicato: 07/03/2021 04:04

Cala definitivamente il sipario sul Festival di Sanremo 2021: lo fa sulle note rock della canzone dei Maneskin, che a sorpresa ha conquistato il primo posto finale a discapito di Ermal Meta e Fedez/Francesca Michielin. Tempo di bilanci, che saranno sempre viziati dalla premessa che “non è stato un festival normale”, nonostante gli sforzi, ora teneri ora fastidiosi, del duo Amadeus-Fiorello per far finta che lo fosse.

Che Sanremo è stato: l’assenza del pubblico si è sentita

Bisogna per forza partire da lì: da quelle sedie vuote nella platea del teatro Ariston. Una presenza ingombrante, un’assenza assordante ben più delle urla che solitamente si levano a favore o contro i cantanti in gara. Il pubblico di Sanremo è sempre stato specchio perfetto dell’Italia: spietato nelle critiche, feroce nella sua delusione. Dopo infinite polemiche e tentativi di fare un festival in presenza, alla fine anche Amadeus ha ceduto: il primo festival senza pubblico della storia di Sanremo.

Nelle prime serate, Amadeus e Fiorello – che hanno annunciato poche ore fa che non saranno al Festival l’anno prossimo – hanno saggiamente deciso di puntare il dito contro l’elefante nella stanza. Gag sulle sedie vuote, palloncini e poi però basta: forse qualcuno gli ha sussurrato all’orecchio che tutto quello scherzarci, stava diventando un po’ pesante e così nelle ultime tre serate lo spazio dedicato al pubblico è stato meno. A pagare di più è stato Fiorello: si è scoperto dipendente dal clima da villaggio vacanze che lo showman è in grado di creare e, senza quello, la sua presa sul Festival ha pagato parecchio. A Sanremo serve il pubblico, e viceversa.

palloncini in platea a sanremo
la platea di Sanremo piena di palloncini

Matilde, Elodie e la Botteri: è la rivincita delle “vallette”

I due festival di Amadeus sono stati accompagnati da una pesante etichetta, quella di un Sanremo maschilista, incapace di scollarsi da quei modi di pensare e di essere che si sta cercando di superare. Nell’edizione del 2020, poco hanno contribuito alla causa della parità di genere il monologo di Diletta Leotta, l’ospitata di Georgina Rodriguez e qualche altra “bella e brava” generica, messa lì nello stigmatizzato ruolo di valletta. Meglio, decisamente meglio invece è andata quest’anno.

Matilde de Angelis, Elodie, Vittoria Ceretti, Barbara Palombelli e Giovanna Botteri: queste le 5 chiamate dalla Rai per “ripulirsi la coscienza” e tornare al passo coi tempi. Chi più chi meno, hanno contribuito alla fondamentale causa della parità, dell’equilibrio di genere. La bravura dell’attrice Matilde, la sincerità di Elodie e lo straordinario carisma della giornalista Giovanna Botteri hanno dettato un nuovo standard minimo (ed era ora): a chi verrà dopo Amadeus il compito di non fare passi indietro.

Ibrahimovic, inaspettato comico d’eccezione a Sanremo

Amadeus nei suoi due anni non ha riempito l’Ariston con grandi nomi del panorama internazionale, ma è riuscito a pescare un nome impensabile fino a pochi mesi fa: Zlatan Ibrahimovic a Sanremo, per 5 serate. Se da Achille Lauro e i suoi 5 quadri ci si poteva bene o male aspettare quanto si è visto (e non con tutti ha ripetuto la magia dell’anno scorso), l’approdo all’Ariston del calciatore svedese era una vera e propria incognita. Come se l’è cavata? Il riassunto lo fa lui nel suo monologo finale: “Quando scendi in campo puoi vincere o perdere“.

E così ha fatto: Ibra ha vinto come spalla comica inaspettata di Amadeus, mettendo la sua famigerata e incredibile superbia al servizio di un personaggio volutamente ironico, sopra le righe. Le Regole del Sanremo di Zlatan hanno funzionato, hanno disteso gli animi, e oscurato le sue pecche. Su tutte, il duetto con Sinisa Mihajlovic. Giù più riuscito, benché stentato, il suo monologo finale: ma Zlatan è umano, sbaglia.

Il Rock dei Maneskin travolge anche l’ondata indie

Venendo alla gara, è stato anche qui un festival anomalo. La Rai ha dichiarato che l’audience sta cambiando, che anche Sanremo deve stare al passo con la richiesta musicale. E allora, ai consueti “big” d’annata come Orietta Berti, a solide certezze come Arisa, Max Gazzè e Francesco Renga, Sanremo è stato inondato da giovani e giovanissimi figli dell’indie italiano, molti scelti proprio per la loro presa sul web e social. Fulminacci, La Rappresentante di Lista, Colapesce e Di Martino, i Coma_Cose e altri devono molto ai loro predecessori, per un genere che per alcuni è croce e per altri delizia della scena musicale italiana.

Tanto spazio anche all’hip hop e rap (o simil tale), poco o niente rappresentato da Fedez e meglio invece da Willie Peyote, e alle solite canzoni sanremesi proposte dai vari Noemi, Annalisa e lo stesso Ermal Meta. Nessuno di questi però ha vinto: il rock dei Maneskin ha portato una ventata nuova, dimostrando tra l’altro ad Aiello che si può gridare su un palco con risultati decisamente migliori.

i maneskin vincono sanremo
sanremo, vincono i maneskin

Giù il sipario di Sanremo 2021

Il bilancio del Festival non può essere fatto guardando ai dati audience, sicuramente mangiucchiati da una fetta di pubblico che ha ritenuto troppo ostentato e inutile fare Sanremo nell’anno della pandemia. Un evento come questo, però, è un toccasana per l’economia di uno dei settori più colpiti dal lockdown: quello dello spettacolo, della musica, dei live club, più volte omaggiato e ricordato sul palco dell’Ariston. Fare Sanremo significa ricavare milioni e milioni, che vengono usati per pagare migliaia di maestranze, che generano imposte e contributi, i quali permettono anche di garantire il sistema previdenziale italiano e quindi portare aiuti a chi è stato fermo. “Conti alla mano”, senza Sanremo, non ci sarebbe stata un’Italia più ricca.

L’errore, però, è stato tentare di fare un festival il più normale possibile, quando probabilmente non è di normalità che la gente ha bisogno. Forse, aveva più necessità di sentire che anche in questa situazione le cose possono trovare un modo per andare avanti, senza ignorare il problema o nasconderlo dietro a dei palloncini e qualche battuta.

Il sipario cala, la scia delle polemiche proseguirà: a chi non piace Sanremo, a chi fanno non apprezza i Maneskin, o questo o quell’altro. Anche questo, però, fa parte del gioco ed è solo questione di un anno prima che si torni a giocare un’altra partita.

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2021 10:06