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Mimmo Lucano condannato per il “modello Riace”: come funziona il progetto di integrazione dei migranti

Pubblicato: 01/10/2021 00:15

La condanna di Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi da parte del Tribunale di Locri è una sentenza anche contro il “modello Riace“, il progetto di integrazione per i migranti che ha reso famoso l’ex sindaco del comune reggino ben oltre i confini nazionali. Tramite alcune buone pratiche di assistenza e solidarietà, Mimmo Lucano ha proposto un diverso modo di intendere l’accoglienza, non come una minaccia ma come un’opportunità per ripopolare i borghi abbandonati come Riace. Con progetti diffusi e la partecipazione di associazioni e cittadini, il “modello Riace” ha fornito un esempio di integrazione.

Mimmo Lucano e il “modello Riace” per l’integrazione

Il “modello Riace” nasce alla fine degli anni Novanta, con l’arrivo di 184 migranti curdi dalla Turchia sulle coste della Locride. Le persone sbarcate vengono accolte a Riace, che già da tempo viveva il flusso di arrivi e che non ha mancato di offrire riparo ai disperati.

Il 1998 è un anno di svolta per Mimmo Lucano, emigrato lui stesso e poi tornato nel paese, svuotato dall’abbandono degli abitanti fuggiti dalla Calabria. Lucano decide di candidarsi alle elezioni comunali e riuscirà a diventare sindaco nel 2004. A quel punto l’esperienza con i curdi si rivela cruciale per sviluppare un modello di accoglienza per i nuovi arrivati, che negli anni ha dato rifugio a 6mila tra rifugiati e richiedenti asilo.

Come funziona il “modello Riace”

L’idea alla base del “modello Riace” è quella di poter combattere lo spopolamento e allo stesso tempo fornire opportunità di integrazione ai migranti. Appoggiandosi allo Sprar, le case disabitate di Riace hanno accolto i nuovi abitanti del paese in provincia di Reggio Calabria. Nel 1999 nasce l’associazione “Città Futura”, con lo scopo di accogliere e coinvolgere i migranti stranieri nella realtà locale.

Ai nuovi abitanti, tramite mutui di Banca Etica e finanziamenti dello Stato destinati a “borse lavoro“, viene fornita l’assistenza di mediatori culturali e la possibilità di imparare gli antichi mestieri e l’artigianato. Un sistema di cooperative si occupa della formazione in ambiti che vanno dalle piccole produzioni tessili e ceramiche a quelle alimentari, creando un circuito solidale e sostenibile.

Viene istituita una moneta locale che poteva essere spesa in attesa di riceve i fondi statali, così da poter rivitalizzare le attività commerciali e l’economia del luogo. Tra i servizi offerti ci sono l’assistenza sanitaria, con ambulatori pediatrici e ginecologici, e la scuola fino alle medie, con asili finanziati dalla Regione Calabria.

I riconoscimenti a Mimmo Lucano e al “modello Riace”

Negli anni, il “modello Riace” ha fornito possibilità di sviluppo al piccolo comune in provincia di Reggio Calabria. Tramite il sistema Sprar sono stati assunti decine di mediatori culturali, mentre vecchi mestieri sono tornati a vivere per mano dei migranti, gli stessi che hanno ripopolato la cittadina. Nel 2016, l’allora sindaco di Riace è entrato nella Top 50 della rivista Fortune, unico italiano, dei leader più influenti del mondo.

Mimmo Lucano è poi stato candidato al Nobel per la Pace nel 2019, per aver dato vita a un “processo virtuoso di integrazione e buone pratiche che ha fatto scuola in tutta Europa” ridando “dignità ai migranti che sono costantemente ricattati dai trafficanti di esseri umani, alla mercé dei capi banda libici, oppressi dalla guerra, vittime dell’indifferenza e del cinismo dell’Occidente che alza muri, chiude porti e criminalizza la solidarietà“.

Le indagini sul “modello Riace” e su Mimmo Lucano

Il “modello Riace” è stato messo sotto la lente nel 2016, con la Prefettura di Locri che evidenzia criticità nella gestione dei fondi. Nel 2017, Mimmo Lucano è indagato per truffa, concussione e abuso d’ufficio e un duro colpo è assestato nello stesso anno a tutto il “modello Riace”. L’allora ministro degli Interni Matteo Salvini smantella lo Sprar e nel 2018 chiude i progetti nel comune della Locride.

L’operazione Xenia si conclude con gli arresti domiciliari per Mimmo Lucano, e mentre cadono le accuse precedenti sulla gestione dei fondi, arrivano nuovi reati, tra cui favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lucano, al terzo mandato come sindaco, viene sospeso dall’ufficio e allontanato da Riace, decisione poi annullata in Cassazione. In quel periodo però, l’ex sindaco soffre la perdita del padre malato, che il Tribunale gli avrebbe impedito di andare a trovare a Riace.

La condanna a 13 anni e 2 mesi di Mimmo Lucano

Nel 2019 arrivano nuovi avvisi di garanzia, per reati che vanno dall’abuso di ufficio al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa e falso. La condanna in primo grado a 13 anni e 2 mesi, oltre al rimborso dei fondi per 500mila euro, viene definita da Mimmo Lucano “pesantissima, non so se per i delitti di mafia ci sono questo tipo di sentenze“.

Nelle ore successive alla sentenza messaggi di solidarietà si sono alzati da parte della società civile e di alcuni politici, anche a difesa del “modello Riace”. Nel comune reggino e in altre città d’Italia si sono svolte e sono in programma manifestazioni di sostegno per Mimmo Lucano.