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Peter Neumair e Laura Perselli: il figlio Benno rompe il silenzio e chiede di essere interrogato

Pubblicato: 25/02/2021 09:07

Potrebbe esserci una svolta all’orizzonte nel caso di Peter Neumair e Laura Perselli, i coniugi bolzanini scomparsi il 4 gennaio scorso e per la cui vicenda è indagato il figlio 30enne, attualmente in carcere con le accuse di duplice omicidio volontario e occultamento di cadavere. Benno Neumair avrebbe chiesto di essere interrogato, cambiando passo rispetto al silenzio finora tenuto davanti agli inquirenti, pronto a fornire la sua versione dei fatti. Intanto continuano le ricerche del corpo del padre Peter, al momento senza esito a distanza di quasi un mese dal ritrovamento del cadavere della donna nell’Adige.

Benno Neumair chiede di essere interrogato

Tramite i suoi legali, riporta Ansa, il 30enne avrebbe chiesto di essere interrogato dai pm inquirenti nell’ambito del caso di Peter Neumair e Laura Perselli, i genitori scomparsi a Bolzano il 4 gennaio scorso.

Stando alle informazioni trapelate sulla richiesta, l’interrogatorio potrebbe tenersi la prossima settimana, ma una data non sarebbe stata ancora fissata.

Il ragazzo, indagato per duplice omicidio volontario e occultamento di cadavere e dichiaratosi estraneo ai fatti contestati, è detenuto dal 29 gennaio e si troverebbe in isolamento mentre, riferisce il quotidiano Alto Adige, si attendono gli esiti delle analisi condotte dal Ris di Parma sui reperti raccolti e potenzialmente utili alla soluzione del caso. Quasi due settimane fa, il Tribunale del Riesame aveva respinto l’istanza di scarcerazione presentata dalla difesa del 30enne. Poco prima della decisione, la sorella dell’indagato, Madé Neumair, aveva depositato una memoria difensiva in cui si sarebbe profilato il timore di essere aggredita dal fratello nel caso in cui fosse scarcerato.

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L’autopsia sul corpo di Laura Perselli rivela importanti elementi

Dalle prime evidenze emerse in sede di autopsia sul corpo di Laura Perselli, intanto, sarebbe arrivato un prezioso contributo alla ricostruzione della presunta dinamica omicidiaria.

La donna sarebbe stata strangolata e il suo assassino avrebbe usato una corda, elemento, questo, che risulterebbe compatibile con il materiale rilevato nella disponibilità della famiglia.

La vittima non avrebbe avuto il tempo di reagire all’azione: a dimostrarlo, secondo l’esame medico legale, sarebbe l’assenza di segni riconducibili a un tentativo di difesa.